La Pace, certo, non è soltanto assenza di guerra… però anche questo ha una sua importanza!
Una breve riflessione su questo tema, in prospettiva storica.
Un giorno la storia ricorderà come furono le immagini di quei bambini ad aprirci gli occhi e a cambiare il corso delle cose.
L’immagine straziante della bimba in lacrime, con gli occhi terrorizzati, spinta dal padre oltre il filo spinato al confine con l’Ungheria, con uno sforzo che solo l’amore di un padre può rendere possibile.
L’immagine della piccola siriana che gattona in pigiama con i capelli rossi, spettinati, davanti al cordone dei poliziotti schierati con gli scudi alla frontiera turca, interrogando le loro coscienze e rendendo evidente e manifesta all’Europa e al mondo intero l’assurdità di quella situazione.
E soprattutto l’immagine lancinante del piccolo Aylan, di appena tre anni, annegato sulla spiaggia di Bodrum mentre fuggiva da Kobane, ritrovato senza vita a faccia in giù, tra la schiuma delle onde.
Come loro decine di migliaia di altri bambini hanno vissuto e stanno tutt’ora vivendo esperienze che a quell’età nessun bambino dovrebbe mai conoscere, neppure vedendole in un film!
Infatti i nostri bambini, qui in Italia, rimangono molto scossi da quelle immagini che vedono in tv e ne chiedono spiegazioni a noi “grandi”, generando un forte senso di imbarazzo e spesso un misto fra rabbia e vergogna.
Eppure io credo che proprio a quelle foto, alla loro straordinaria forza espressiva e alla capacità di immortalare l’attimo, si debba una possibilità di riscatto che ora si apre per la nostra vecchia e stanca Europa e per il mondo intero.
Così è già stato in altre occasioni della storia, basti pensare alla foto in bianco e nero della bimba che fugge nuda e terrorizzata dal bombardamento col napalm, divenuta l’immagine simbolo della guerra in Vietnam, che contribuì a cambiare la sensibilità e a risvegliare le coscienze della popolazione su quanto stava accadendo.
(Oggi Kim Phuk -questo il nome della bambina che all’epoca della foto aveva 9 anni- vive in Canada, è ambasciatrice della pace per l’Unesco e dirige una fondazione per aiutare i bambini vittime di guerra.)
Un possibilità, dicevo, perché di questo si tratta. Uno spiraglio di speranza, uno spazio di umanità ritrovata che abbatte i più comuni pregiudizi e stereotipi, cancella in un sol colpo le sterili divisioni fra di noi e ci richiama a profondi interrogativi etici oltre che politici ed economici.
Messo da parte per un attimo l’egoismo cinico di chi vuole arroccarsi nel proprio benessere fondato sui privilegi di una parte di mondo che vive -letteralmente- sulle spalle di milioni di poveri, sfruttati nella manodopera e nelle materie prime (pare ancora questa l’unica ricetta per avere prodotti a così basso costo), ci si rende improvvisamente conto che non sarà in alcun modo possibile fermare la spinta della vita verso la vita. Così è sempre stato, così sarà sempre.
Certo, possiamo rinviare i problemi, ma non in eterno. E a forza di rinviarli, ora stanno venendo al pettine, tutti e tutti insieme, al punto che persino il segretario generale dell’Onu è stato costretto a riconoscere che la situazione della Siria e di tutto il medio oriente è fuori controllo. Un atto di onestà, tutto sommato, per nulla scontato nel suo ruolo.
Non esistono muri, per quanto alti ed elettrificati, che potranno contenere la ricerca di vita da parte di milioni di persone che fuggono da fame, povertà, guerre e persecuzioni.
Assolutamente inutile dire che anche qui c’è la crisi, che non c’è posto per tutti, che non troveranno lavoro perché non ce n’è neppure per noi italiani!
Quello da cui fuggono è ben altra cosa rispetto a ciò che noi chiamiamo “crisi” e le immagini che ci arrivano di incredibile devastazione della Siria così come quelle di molte altre zone disastrate del pianeta ce lo ricordano inequivocabilmente, richiamandoci a un dovere etico di accogliere i richiedenti asilo politico. Ma questo non basta.
L’unica cosa che si può fare -sempre la stessa che ricordiamo da anni- per andare alla radice del problema, è intervenire seriamente per migliorare le condizioni di vita nelle “periferie” del mondo (ormai non si può più parlare di “sud” in una situazione in cui la povertà si presenta a macchie di leopardo), in modo che ciascuno possa vivere dignitosamente e serenamente a casa propria, con la sua famiglia, con i suoi amici… e il viaggio, com’è per noi, possa tornare ad essere una scelta libera e non forzata.
“Nessuno lascia la propria casa, se la propria casa non è la bocca di uno squalo” ha scritto nitidamente Warsaw Shire.
Fra l’altro, conti alla mano, ci costerebbe infinitamente meno “aiutarli a casa loro” (un’espressione che risulta ormai sgradevole perché banalizzata dall’ipocrisia di chi l’ha pronunciata strumentalmente), investendo nel benessere dei paesi poveri, piuttosto che gestire queste masse di profughi in fuga dalla disperazione.
Come ci ricorda l’UNDP (United Nation Development Program) basterebbe meno dell’1% della ricchezza mondiale (una cifra pari a 80 miliardi di $ all’anno) per assicurare a tutti i fratelli del pianeta i cosiddetti bisogni essenziali: cibo, acqua potabile, istruzione, sanità di base e un alloggio degno di questo nome. E così facendo, fra l’altro si toglierebbe ossigeno al terrorismo, che proprio sulla disperazione e sulla rabbia ha costruito il suo impero.
Invece basta pensare che la sola Germania ha appena deciso di stanziare 6 miliardi di euro per la gestione dell’emergenza rifugiati per capire la miopia delle politiche che per anni hanno pensato di poter gestire gli incredibili squilibri del pianeta come se vivessimo in un mondo non globalizzato.
E’ impensabile infatti che la globalizzazione possa investire tutti gli ambiti dell’esistenza (scambi di merci, di capitali, di informazione e di comunicazione…) fuorché gli spostamenti degli esseri umani. Non si può essere al contempo globalizzati e interdipendenti per quello che ci fa comodo ma indipendenti e isolati per quanto ci risulta sconveniente.
Occorre pensare come se non ci fossero frontiere, è questo l’unico modo per fare scelte lungimiranti -individuali e collettive- capaci di gestire realmente la complessità della realtà e dare risposte concrete ai problemi che possano riportare giustizia e pace nel mondo, l’unico mondo che abbiamo, all’interno del quale si trovano anche l’Europa e l’Italia.
Pensare di potersi salvare da soli è pura ingenuità. O ci salveremo tutti e tutti insieme oppure tutti insieme andremo a fondo, come i passeggeri di una nave.
Chi sogna che miliardi di persone resteranno a casa propria a morire di fame, sete o malattie che si potrebbero curare con pochi euro di vaccini, guardando in tv la nostra ostentata opulenza, forse ha visto troppi film di fantascienza.
In un mondo in cui -come ci ricorda l’ONG inglese OXFAM- l’1% della popolazione controlla il 46% della ricchezza e addirittura gli 85 miliardari più ricchi del pianeta hanno una ricchezza pari a quella di 3,5 miliardi di persone, sembra sempre più attuale il monito di padre Alex Zanotelli che già qualche anno fa scriveva: “I poveri non ci lasceranno dormire!”
Gli squilibri globali infatti sono come un boomerang e se a prima vista possono apparirci -egoisticamente parlando- vantaggiosi, ad un’analisi più approfondita non è difficile capire che i traffici di droga che alimentano le mafie, la nostra disoccupazione dovuta alla progressiva delocalizzazione della produzione, i conflitti e quindi le folli spese in armi che questi ci costano, e da ultime le migrazioni forzate di milioni di disperati ne sono le ovvie conseguenze.
Al contrario, esattamente per le stesse ragioni, un miglioramento nelle condizioni di vita dei nostri fratelli più svantaggiati porterebbe grandi benefici anche per noi: si aprirebbero immensi mercati potenziali come sbocco per i nostri prodotti, non subiremmo più la concorrenza invincibile dei più poveri sul piano della manodopera, potremmo ridurre enormemente le spese globali in armi che sono raddoppiate in 20 anni e nel 2014 hanno sfiorato i 1.800 miliardi di dollari (cioè oltre 20 volte quanto basterebbe per cancellare la povertà dal pianeta e assicurare a tutti una vita dignitosa!).
Le foto di quei bambini, come dicevo, ci offrono una possibilità. Una possibilità concreta di fermarci a riflettere e impegnarci tutti per un futuro diverso, più equo, pacifico e giusto. Un futuro in cui i nostri figli non dovranno più chiederci il perché di tanta inutile sofferenza.
Sta a noi sapere cogliere questa possibilità, facendo sì che quel dolore non sia stato vano.
In questo periodo di grandi inquietudini e incertezze per il nostro futuro -dalle disperate situazioni internazionali in Siria, Libia, Ucraina, Nigeria… allo scricchiolio delle fondamenta democratiche dell’Europa, con la crisi greca, al protrarsi spossante della crisi economica e occupazionale nel nostro Paese – è facile sentirsi smarriti e confusi. Lo respiro ogni giorno, negli sguardi e nelle parole dei tanti ragazzi che incontro.
Eppure, ora come non mai, io credo che sia fondamentale per tutti noi tenere la barra dritta e non lasciarci sviare dal nostro impegno per un mondo migliore, più giusto, libero, pacifico e fraterno.
E’ proprio per questo, in fin dei conti, che da tanto tempo non scrivo in questo blog: per il tempo e le energie che mi richiedono i numerosi progetti educativi, culturali e di impegno civile che sto portando avanti. Sempre con grande gioia e passione!
Nelle scuole di Cesena e dei Comuni sulle colline cesenati prosegue infatti il progetto “Questa te la potevi risparmiare“ sul risparmio energetico e le energie rinnovabili, che quest’anno coinvolge 15 classi per un totale di 45 incontri con oltre 300 alunni.
A Cervia sono appena finiti i laboratori del progetto “La legalità mette radici” che ha raggiunto altre 8 classi delle scuole medie, con le quali stiamo anche lavorando alla realizzazione di un video sul tema della legalità.
Sempre a Cervia proseguono gli incontri del progetto “Paesaggi interculturali” e l’attività del Consiglio Comunale dei bambini e delle bambine di Cervia
Nelle scuole superiori di Ravenna stanno invece per iniziare gli incontri del progetto “Chi è straniero?”promosso dalla Casa delle Culture.
In parallelo a questi, avrò una fitta serie di incontri pubblici in giro per l’Italia.
Domani sera sarò a Cervia per una formazione con i genitori all’interno del percorso “E adesso che facciamo?” sul tema “Nostalgia del futuro: liberarsi dai luoghi comuni, saper leggere i cambiamenti, motivare all’impegno e alla fiducia”.
Sabato 21 incontrerò i ragazzi del Gruppo Mese sul tema “Globalizzazione” in un incontro promosso dal Centro Pastorale Missionaria di Faenza.
Domenica 22 al mattino sarò invece a Rimini per portare un contributo di riflessione a 120 scout in occasione del “Thinking Day”; la proposta per quest’anno dell’Agesci è “Rendere capaci le nostre guide e scout di sviluppare appieno le proprie potenzialità per essere cittadini del mondo responsabili”.
Giovedì 26 a Faenza per la Tresere sui temi sociali: uno spazio di dialogo e riflessione aperta sui temi sociali più attuali.
Sabato 28 in Toscana, a Buggiano, con il mio incontro “Sogno e son desto, stavo cambiando il mondo e ho dimenticato la pentola sul fuoco!” insieme agli alunni dell’Istituto “Cavalcanti”.
Poi mercoledì 4 e lunedì 9 marzo a Ravenna, sempre con “Sogno e son desto” insieme agli alunni di numerosi Istituti superiori della città (Liceo classico, Geometri, Callegari, Agrario, Liceo Scientifico) presso l’Auditorium del Palacongressi.
Il 19 e il 20 ancora a Ravenna per un incontro promosso dalla Casa delle Culture con alcune donne Rom che porteranno una testimonianza della loro vita. Si tratta di donne che sono riuscite ad integrarsi e si impegnano per promuovere un cambiamento all’interno delle proprie comunità e nei rapporti con esse.
Il 21 a Bologna con un centinaio di ragazzi delle scuole medie di Cervia, per partecipare alla Marcia per la Memoria e l’Impegno promossa da LIBERA in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Si tratta dei ragazzi con cui abbiamo realizzato il percorso “La legalità mette radici”.
Dal 24 al 28 sarò poi in Sicilia per incontri nei teatri a Caltanissetta e Carini.
E dopo Pasqua a Roma per alcuni momenti di formazione e incontri con le Scuole Superiori al teatro Ambra della Garbatella…
Infine, insieme a Jacopo Fo, Fabio Roggiolani, Marco Boschini, Daniel Tarozzi, Claudia Bettiol, Mao Valpiana, Sergio Ferraris ed altri amici stiamo iniziando a ragionare sulla nuova edizione del Festival EcoFuturo, dopo il grande successo dello scorso anno!
Sempre con il vento sulla pelle e le mani ben strette sul timone!
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Sento dire da molti, in questi giorni, che c’è stanchezza, che non si riescono a trovare le energie per impegnarsi. Lo capisco, il momento è difficile, la stanchezza è più che legittima…
Però mi viene in mente che nel 1973, proprio il mio anno di nascita, il grandissimo Bob Marley subì un tentativo di omicidio per ragioni politiche.
Due giorni dopo lui era già sul palco per un immenso concerto all’aperto.
Qualcuno gli chiese come potesse essere già sul palco se appena due giorni prima aveva rischiato di essere ucciso.
Lui rispose sorridente, molto serenamente: “Le persone che vogliono fare del male non si prendono mai un giorno di riposo, come potrei farlo io?”
E’ con la gioia che porta con sé questo spirito di servizio, e con la consapevolezza che l’impegno di ciascuno di noi è fondamentale per il bene comune, che mi appresto quindi a riprendere anche per questo anno scolastico la mia intensa attività educativa, formativa e culturale, nelle scuole e non solo.
Dopodomani, martedì 11 novembre, sarò a Cervia per un bel Progetto della nostra Cooperativa Kaleidos sull’Educazione alla Legalità iniziato lo scorso anno e che coinvolgerà complessivamente 12 classe delle Scuole Medie.
Inizieremo con un primo ricchissimo incontro in plenaria, che coinvolgerà un centinaio di ragazzi di 4 classi terze e vedrà la presenza di tanti testimoni significativi come Pippo Giordano, ex ispettore della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Palermo, al fianco di Paolo Borsellino fino al 17 luglio 1992, ora scrittore e divulgatore, autore del libro “Il sopravvissuto”; Alessandro Spazzoli e Lorenzo Carpinelli, giovani volontari del Gruppo dello Zuccherificio di Ravenna, attivi con laboratori sull’educazione alla legalità nel ravennate e Massimo Venieri dell’Associazione Pereira.
Penso che sarà per i ragazzi un’occasione straordinaria per avvicinarsi -in positivo- al tema della legalità, attraverso testimonianze vissute, che intervalleremo con brevi filmati, musiche e domande da parte degli alunni. A questo incontro in plenaria seguiranno, nelle settimane successive, laboratori che condurrò personalmente con le singole classi.
Il grandissimo magistrato antimafia Antonino Caponnetto scrisse un giorno:
“Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici,
ma diventate partigiani di questa nuova resistenza,
“”la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali.
Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare
“”e di agire da uomini liberi e consapevoli.
State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi!
L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre.”
Questo Progetto è il nostro modo di onorare la memoria di Antonino Caponnetto!
Il 12 novembre sarò alle Scuole Medie Europa di Faenza per avviare un bel Progetto, coordinato dal prof. Michele Orlando e legato alla Settimana UNESCO 2014, sulla sostenibilità ambientale e sulla bellezza del paesaggio.
Il 14 riprende il bellissimo percorso con il Consiglio Comunale dei bambini e delle bambine di Cervia, che sto seguendo ormai da 6 anni con grandissima soddisfazione.
Insieme all’amica Emanuela Amodio, educatrice e facilitatrice del percorso, accompagneremo i bambini in questo stupendo cammino di partecipazione e impegno civico.
Il 21 e 22 sarò a Trento per partecipare al mitico TEDx, invitato come speaker per portare un contributo sul tema di quest’anno che mi calza davvero a pennello: “Creatività e diversità”
Il 27 sarò a San Marino per un corso di formazione per un centinaio di insegnanti, insieme agli amici formatori Fabio Taroni e Gilberto Borghi.
Il 29 novembre insieme a Jacopo Fo, Marco Boschini, Cristiano Bottone e ad altri amici sarò ad Alcatraz (Perugia) per una formazione, organizzata da Imad Zebala, rivolta a dei professionisti.
Il 4 dicembre al Teatro Apollo di Forlì inconterò gli alunni dell’ITC “Matteucci” con il mio incontro “Sogno e son desto” che di recente ho portato, con grande soddisfazione, a Perugia e a Nove di Vicenza.
Il 12 dicembre sarò a Ravenna per un incontro sul dialogo cristiano-islamico. Volentieri reincontrerò gli amici e fratelli che ho conosciuto l’anno scorso in un bellissimo incontro tenuto presso la Moschea.Il 13 a Reggio Emilia incontrerò S.E. Raymond Balima, Ambasciatore del Burkina Faso in Italia, per festeggiare insieme alle comunità burkinabé la Festa della Repubblica. Sarà anche l’occasione per riflettere insieme sugli sviluppi della situazione nella nostra amata “terra degli uomini integri”.
Il 14 nuovamente ad Alcatraz per la seconda giornata di formazione con i professionisti.
Il 17 a Cervia per il secondo incontro del Consiglio Comunale dei bambini.
Dal 23 dicembre al 10 gennaio, se Dio vuole, tornerò invece in Burkina Faso, dopo due anni di lunga lontananza, insieme alla famiglia e ad alcuni amici per un viaggio di conoscenza e condivisione. Sarà l’occasione per reincontrare tanti amici e parenti, visitare gli ultimi progetti di solidarietà realizzati e quelli in corso, incontrare i produttori del commercio equo e solidale e condividere la vita quotidiana di nostri fratelli burkinabé, specie nei villaggi, per meglio comprenderne le difficoltà e le speranze.
Sarà interessante vedere che clima si respira dopo quanto avvenuto nelle ultime settimane, con le manifestazioni oceaniche che hanno portato alle dimissioni del Presidente Compaorè e all’instaurarsi di un Governo di transizione (composto per metà da esponenti della società civile e per metà dei partiti) che guiderà il Paese verso le prossime elezioni, già fissate per novembre 2015.
Insomma, come potremmo riposarci? Proseguiamo invece con passione ed entusiasmo il cammino tracciato dal grande Bob e da tutti gli uomini e donne di buona volontà!
In barba allo scenario scoraggiante della politica nazionale, continuano a diffondersi inarrestabili nei territori tante progettualità che danno speranza!
Una di queste, a Cervia, è il percorso del Consiglio Comunale dei bambini e dei ragazzi: una stupenda esperienza di partecipazione dei più piccoli che io sto seguendo come facilitatore già da sei anni.
Si tratta di un’esperienza che è andata crescendo nel corso del tempo, anche qualitativamente, e che mi sta lasciando moltissimo su un piano umano oltre che professionale. E’ una vera palestra di educazione civica per i bambini ma anche per me.
Ogni volta mi sorprende la capacità di questi “piccoli consiglieri” (delle scuole elementari e medie) di discutere civilmente e ordinatamente fra loro, individuando dei temi, approfondendoli con pazienza, ordinandoli per priorità e traducendoli poi in proposte semplici ma concrete, sempre con spirito costruttivo, da presentare al “Consiglio dei grandi”, come lo chiamano loro.
E la cosa importante è che il sindaco e la giunta hanno avuto la saggezza, in questi anni, di ascoltare con attenzione queste proposte e tradurle in pratica, nella misura del possibile, contribuendo quindi a valorizzare il lavoro svolto dai bambini che hanno potuto vedere il proprio impegno tradursi in benefici concreti per la propria città.
Da questa specie di “think-tank” (come si ama dire oggi) di bambine/i e ragazze/i sono nati infatti tanti progetti che sono stati poi realizzati: nuovi spazi verdi, piste ciclabili, piedibus, interventi nelle scuole sull’elettromagnetismo, promozione della raccolta differenziata dei rifiuti e produzione di materiale su questi temi, cartelli antismog -disegnati dai bambini- che invitano i genitori a spegnere i motori delle auto per non inquinare mentre aspettano i figli all’uscita dalla scuola e molti altri ancora.
L’esperienza si è anche aperta ad altri territori, come in occasione dell’incontro con gli alunni di Rovereto e alla dimensione regionale attraverso la partecipazione al Progetto “Concittadini” promosso dalla Regione Emilia Romagna. In alcuni momenti abbiamo anche abbracciato la dimensione europea, come in occasione dell’incontro con i ragazzi del Progetto “Flow4yu” e non abbiamo mai perso l’attenzione alla dimensione internazionale dei diritti, specialmente quelli dell’infanzia.
Abbiamo approfondito inoltre il tema della legalità anche scoprendo tante realtà di impegno sociale come quella di Libera.
Inoltre, alla riflessione sui contenuti si è sempre affiancata quella sul metodo, sulle regole e sulla comunicazione per crescere nella consapevolezza del proprio ruolo di consiglieri e di cittadini.
Tutto questo, ovviamente, senza mai smettere di sognare e di giocare!!!
Il lavoro di quest’anno si sviluppato in modo parzialmente itinerante, per andare incontro ai diversi plessi sul territorio, e si è orientato verso alcune idee, fra le quali i bambini hanno scelto democraticamente di sviluppare quella dei “bidoni creativi in pineta“. Una modalità che mi ricorda molto la fantastica “fun-theory” per promuovere scelte responsabili attraverso lo stupore e il divertimento.
Infine i bambini e ragazzi hanno deciso di raccontare se stessi e il proprio impegno attraverso un video.
Sono questi amministratori “virtuosi” di domani che ci danno speranza per il futuro!
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Il Rapporto 2009 appena reso noto da Amnesty International conferma la tendenza in corso ormai da oltre 30 anni verso il progressivo abbandono della
pena capitale.
Dal 1976 ad oggi, infatti, una media di tre nuovi Paesi ogni anno ha aggiunto il proprio nome alla lista dei paesi che l’hanno abolita.
Appena due anni fa, sempre basandomi sui dati di Amnesty International, evidenziavo nel mio libro Non è vero che tutto va peggio l’incredibile aumento nel numero dei paesi che l’hanno abolita per legge o in pratica, che erano passati in soli 30 anni da 16 a 135!!! Oltre i 2/3 degli stati del mondo.
Beh, ora questi paesi sono cresciuti ancora, arrivando a 139 su un totale di 197.
Anche il numero dei paesi in cui sono state eseguite esecuzioni capitali è sceso ancora, da 24 a 18, cioè meno del 10% dei Paesi della comunità internazionale e
le esecuzioni che erano diminute in due anni da 2148 a 1252, sono ulteriormente scese fino a 714.
I Paesi che hanno completamente abolito la pena capitale sono saliti a 95 e ci
sono due continenti – Oceania ed Europa – che nel 2009, per la prima volta in assoluto nella storia, non hanno fatto registrare esecuzioni!
Del resto, come si legge nel Rapporto di Amnesty anche “in tutto il continente americano, gli Usa sono stati l’unico paese ad eseguire condanne a morte”.
Inoltre, come sottolinea Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia: “E’ importante sottolineare quanto il continente più refrattario alla tendenza abolizionista, cioè l’Asia, sia il continente nel quale sono stati registrati passi
avanti importanti, tant’è che Afghanistan, Indonesia, Mongolia e Pakistan non hanno fatto registrate esecuzioni, e l’India, per il quinto anno consecutivo, ha portato avanti una moratoria.
Certamente è in Asia però che c’è il buco nero della pena di morte, perché presumiamo che le esecuzioni in Cina siano state ancora migliaia.
Abbiamo chiesto al governo di Pechino di rendere pubblici i dati sulle esecuzioni, perché se dicono ormai da tempo che le esecuzioni sono in diminuzione, non c’è alcuna ragione per cui la pena di morte debba rimanere un segreto di Stato.”
Se alcuni Paesi, come la Cina, alzano un muro di omertà di fronte a questa piaga, forse è proprio perché si rendono conto che la pena di morte è considerata ormai
a livello universale una questione di diritti umani e quindi circondare dal segreto i dati serve ad impedire un’ulteriore e più forte condanna e stigmatizzazione da parte della maggioranza dei Paesi del mondo, che ormai sono abolizionisti convinti.
Come ha dichiarato Claudio Cordone, Segretario generale ad interim di Amnesty International: “Sempre meno paesi fanno ricorso alle esecuzioni. Come in passato con la schiavitù e l’apartheid, il mondo sta respingendo questo affronto all’umanità. Siamo più vicini a un mondo libero dalla pena di morte, ma fino a
quel giorno bisognerà opporsi a ogni esecuzione“.