La bellezza della sostenibilità cooperativa

Se ve lo foste perso sui canali social, voglio riproporvi qui il mio “Viaggio alla scoperta dell’Italia della sostenibilità cooperativa” nato con l’intento di mostrare la ricchissima attività per la sostenibilità – ambientale, sociale ed economica – promossa da Confcooperative Nazionale e dalle sue società di sistema su tutto il territorio nazionale.

Per fare questo abbiamo pensato di dare voce e visibilità ad alcune fra le tante esperienze virtuose di cooperative, attraverso le loro testimonianze.

Un grazie particolare alle società di sistema di Confcooperative che stanno sostenendo generosamente queste realtà: Cooperazione Salute, Power Energia, Gruppo BCC Iccrea, Gruppo CASSA CENTRALE Credito cooperativo italiano, Assimoco e Node Soc.Coop.

Ora che hanno chiuso i porti!

Vi siete accorti di com’è cambiata la nostra vita negli ulltimi giorni? È davvero incredibile… una vera pacchia!!!

Il protagonista sei tu

DIVENTA-PROTAGONISTA

Sei stanco di restare a guardare, sempre e solo come spettatore?
Sei stanco di like e condivisioni?
Sei stanco del virtuale?

Bene. Ora puoi diventare, assieme a me, il protagonista!

Formazione, cultura e informazione possono essere attorno a te, parlare dei tuoi problemi, dei tuoi sogni, del tuo futuro.

Per promuovere una visione diversa della vita, fondata su pace, giustizia, solidarietà, ecologia e rispetto delle diverse culture.

Ho molte idee e aspetto te per metterle in moto.

Scopri di più: http://diventaprotagonista.micheledotti.net

Solidarietà ai potenti

“Ho conosciuto un uomo povero, ma talmente povero che aveva solo i soldi…”

Dalle immagini di quei bambini, una possibilità

bimba-siriana-scudi

Un giorno la storia ricorderà come furono le immagini di quei bambini ad aprirci gli occhi e a cambiare il corso delle cose.

L’immagine straziante della bimba in lacrime, con gli occhi terrorizzati, spinta dal padre oltre il filo spinato al confine con l’Ungheria, con uno sforzo che solo l’amore di un padre può rendere possibile.

L’immagine della piccola siriana che gattona in pigiama con i capelli rossi, spettinati, davanti al cordone dei poliziotti schierati con gli scudi alla frontiera turca, interrogando le loro coscienze e rendendo evidente e manifesta all’Europa e al mondo intero l’assurdità di quella situazione.

E soprattutto l’immagine lancinante del piccolo Aylan, di appena tre anni, annegato sulla spiaggia di Bodrum mentre fuggiva da Kobane, ritrovato senza vita a faccia in giù, tra la schiuma delle onde.

Migrant boat accident in Turkey

Come loro decine di migliaia di altri bambini hanno vissuto e stanno tutt’ora vivendo esperienze che a quell’età nessun bambino dovrebbe mai conoscere, neppure vedendole in un film!

Infatti i nostri bambini, qui in Italia, rimangono molto scossi da quelle immagini che vedono in tv e ne chiedono spiegazioni a noi “grandi”, generando un forte senso di imbarazzo e spesso un misto fra rabbia e vergogna.

Eppure io credo che proprio a quelle foto, alla loro straordinaria forza espressiva e alla capacità di immortalare l’attimo, si debba una possibilità di riscatto che ora si apre per la nostra vecchia e stanca Europa e per il mondo intero.

Così è già stato in altre occasioni della storia, basti pensare alla foto in bianco e nero della bimba che fugge nuda e terrorizzata dal bombardamento col napalm, divenuta l’immagine simbolo della guerra in Vietnam, che contribuì a cambiare la sensibilità e a risvegliare le coscienze della popolazione su quanto stava accadendo.

(Oggi Kim Phuk -questo il nome della bambina che all’epoca della foto aveva 9 anni- vive in Canada, è ambasciatrice della pace per l’Unesco e dirige una fondazione per aiutare i bambini vittime di guerra.)

Un possibilità, dicevo, perché di questo si tratta. Uno spiraglio di speranza, uno spazio di umanità ritrovata che abbatte i più comuni pregiudizi e stereotipi, cancella in un sol colpo le sterili divisioni fra di noi e ci richiama a profondi interrogativi etici oltre che politici ed economici.

Aylan-roccaforte-EuropaMesso da parte per un attimo l’egoismo cinico di chi vuole arroccarsi nel proprio benessere fondato sui privilegi di una parte di mondo che vive -letteralmente- sulle spalle di milioni di poveri, sfruttati nella manodopera e nelle materie prime (pare ancora questa l’unica ricetta per avere prodotti a così basso costo), ci si rende improvvisamente conto che non sarà in alcun modo possibile fermare la spinta della vita verso la vita. Così è sempre stato, così sarà sempre.

Certo, possiamo rinviare i problemi, ma non in eterno. E a forza di rinviarli, ora stanno venendo al pettine, tutti e tutti insieme, al punto che persino il segretario generale dell’Onu è stato costretto a riconoscere che la situazione della Siria e di tutto il medio oriente è fuori controllo. Un atto di onestà, tutto sommato, per nulla scontato nel suo ruolo.

Non esistono muri, per quanto alti ed elettrificati, che potranno contenere la ricerca di vita da parte di milioni di persone che fuggono da fame, povertà, guerre e persecuzioni.

Assolutamente inutile dire che anche qui c’è la crisi, che non c’è posto per tutti, che non troveranno lavoro perché non ce n’è neppure per noi italiani!

Quello da cui fuggono è ben altra cosa rispetto a ciò che noi chiamiamo “crisi” e le immagini che ci arrivano di incredibile devastazione della Siria così come quelle di molte altre zone disastrate del pianeta ce lo ricordano inequivocabilmente, richiamandoci a un dovere etico di accogliere i richiedenti asilo politico. Ma questo non basta.

L’unica cosa che si può fare -sempre la stessa che ricordiamo da anni- per andare alla radice del problema, è intervenire seriamente per migliorare le condizioni di vita nelle “periferie” del mondo (ormai non si può più parlare di “sud” in una situazione in cui la povertà si presenta a macchie di leopardo), in modo che ciascuno possa vivere dignitosamente e serenamente a casa propria, con la sua famiglia, con i suoi amici… e il viaggio, com’è per noi, possa tornare ad essere una scelta libera e non forzata.

“Nessuno lascia la propria casa, se la propria casa non è la bocca di uno squalo” ha scritto nitidamente Warsaw Shire.

Fra l’altro, conti alla mano, ci costerebbe infinitamente meno “aiutarli a casa loro” (un’espressione che risulta ormai sgradevole perché banalizzata dall’ipocrisia di chi l’ha pronunciata strumentalmente), investendo nel benessere dei paesi poveri, piuttosto che gestire queste masse di profughi in fuga dalla disperazione.

Come ci ricorda l’UNDP (United Nation Development Program) basterebbe meno dell’1% della ricchezza mondiale (una cifra pari a 80 miliardi di $ all’anno) per assicurare a tutti i fratelli del pianeta i cosiddetti bisogni essenziali: cibo, acqua potabile, istruzione, sanità di base e un alloggio degno di questo nome. E così facendo, fra l’altro si toglierebbe ossigeno al terrorismo, che proprio sulla disperazione e sulla rabbia ha costruito il suo impero.

Invece basta pensare che la sola Germania ha appena deciso di stanziare 6 miliardi di euro per la gestione dell’emergenza rifugiati per capire la miopia delle politiche che per anni hanno pensato di poter gestire gli incredibili squilibri del pianeta come se vivessimo in un mondo non globalizzato.

E’ impensabile infatti che la globalizzazione possa investire tutti gli ambiti dell’esistenza (scambi di merci, di capitali, di informazione e di comunicazione…) fuorché gli spostamenti degli esseri umani. Non si può essere al contempo globalizzati e interdipendenti per quello che ci fa comodo ma indipendenti e isolati per quanto ci risulta sconveniente.

Occorre pensare come se non ci fossero frontiere, è questo l’unico modo per fare scelte lungimiranti -individuali e collettive- capaci di gestire realmente la complessità della realtà e dare risposte concrete ai problemi che possano riportare giustizia e pace nel mondo, l’unico mondo che abbiamo, all’interno del quale si trovano anche l’Europa e l’Italia.

Pensare di potersi salvare da soli è pura ingenuità. O ci salveremo tutti e tutti insieme oppure tutti insieme andremo a fondo, come i passeggeri di una nave.

Chi sogna che miliardi di persone resteranno a casa propria a morire di fame, sete o malattie che si potrebbero curare con pochi euro di vaccini, guardando in tv la nostra ostentata opulenza, forse ha visto troppi film di fantascienza.

In un mondo in cui -come ci ricorda l’ONG inglese OXFAM- l’1% della popolazione controlla il 46% della ricchezza e addirittura gli 85 miliardari più ricchi del pianeta hanno una ricchezza pari a quella di 3,5 miliardi di persone, sembra sempre più attuale il monito di padre Alex Zanotelli che già qualche anno fa scriveva: “I poveri non ci lasceranno dormire!”

Gli squilibri globali infatti sono come un boomerang e se a prima vista possono apparirci -egoisticamente parlando- vantaggiosi, ad un’analisi più approfondita non è difficile capire che i traffici di droga che alimentano le mafie, la nostra disoccupazione dovuta alla progressiva delocalizzazione della produzione, i conflitti e quindi le folli spese in armi che questi ci costano, e da ultime le migrazioni forzate di milioni di disperati ne sono le ovvie conseguenze.

Al contrario, esattamente per le stesse ragioni, un miglioramento nelle condizioni di vita dei nostri fratelli più svantaggiati porterebbe grandi benefici anche per noi: si aprirebbero immensi mercati potenziali come sbocco per i nostri prodotti, non subiremmo più la concorrenza invincibile dei più poveri sul piano della manodopera, potremmo ridurre enormemente le spese globali in armi che sono raddoppiate in 20 anni e nel 2014 hanno sfiorato i 1.800 miliardi di dollari (cioè oltre 20 volte quanto basterebbe per cancellare la povertà dal pianeta e assicurare a tutti una vita dignitosa!).

Le foto di quei bambini, come dicevo, ci offrono una possibilità. Una possibilità concreta di fermarci a riflettere e impegnarci tutti per un futuro diverso, più equo, pacifico e giusto. Un futuro in cui i nostri figli non dovranno più chiederci il perché di tanta inutile sofferenza.

Sta a noi sapere cogliere questa possibilità, facendo sì che quel dolore non sia stato vano.

Aylan-shame

Viaggio fra le reti delle eccellenze italiane

Ho girato molto, in questi ultimi anni, per scoprire e raccontare le reti nate nel nostro Paese con lo scopo di scambiare esperienze virtuose ed eccellenze in ogni ambito.

Penso anzitutto alle reti della società civile, nate per promuovere Campagne di pressione su governi e multinazionali e cooordinare le iniziative di solidarietà, giustizia e pace a livello nazionale, che ho seguito come volontario con l’Associazione Mani Tese.

festa_referendumPoi alla Rete dei Comuni Virtuosi, che raccoglie le migliori esperienze amministrative, cercando di diffonderle e arricchirle in un fecondo scambio reciproco, che insieme a Marco Boschini abbiamo cercato di raccontare nel libro “L’anticasta, l’Italia che funziona”.

giovanni-maioloE alla Rete dei Comuni Solidali che, sempre nel campo delle amministrazioni, realizza bellissimi progetti sia per i bisogni presenti nei nostri territori che verso i paesi del sud del mondo, promuovendo protagonismo e restituendo a tanti speranza e dignità.

Quindi alle eccellenze nel campo della ricerca e delle ecotecnologie che insieme a Jacopo Fo, Fabio Roggiolani, Cristiano Bottone e tanti altri amici abbiamo raccolto per una meravigliosa settimana ad Alcatraz questo agosto, con il primo Festival “EcoFuturo”.

italia-che-cambiaNon potrei certo dimenticare lo straordinario lavoro di connessione che sta facendo Daniel Tarozzi -con la sua squadra de L’Italia che cambia– fra associazioni, movimenti, cooperative, scuole e ogni autentico agente del cambiamento, molti dei quali ho avuto la fortuna di conoscere personalmente al Centro Panta Rei poche settimane fa nel primo incontro nazionale degli “Agenti del Cambiamento” e che potete trovare in questa mappa appena andata on-line e in continuo aggiornamento.

agenti-cambiamentoUn’altra realtà splendida che ho scoperto, grazie all’amicizia con Claudia Bettiol, e di cui vorrei qui parlarvi è quella di Energitismo, un Movimento nato oltre 3 anni fa che mette in rete imprenditori, artisti e artigiani che amano definirsi “creatori di sogni”.
Questo sabato, per la seconda volta a livello nazionale, gli associati di Energetismo si incontreranno, a Marostica, per raccontarsi e mettere in mostra le loro realizzazioni, alcune delle quali nate da collaborazioni in cui è difficile tracciare un confine fra impresa e arte.

energitismo“Selezioniamo in base alla sostenibilità e bellezza delle realizzazioni -mi dice orgogliosa la presidente Claudia Bettiol- e alla disponibilità delle persone di mettesi in gioco e creare sempre cose nuove. Guardiamo le persone negli occhi perché quello che cerchiamo sono i Tesori dell’Umanità, persone che abbiamo dedicato il loro tempo alla gioia di creare”.

continua a leggere nel mio blog sul FattoQuotidiano.it …

Dedicato ai nostri fratelli della Sardegna, delle Filippine e di ogni altro angolo della terra…

Ci risiamo. Ancora una volta siamo qui a piangere i morti per le catastrofi naturali. E certamente, guardando le immagini, non è possibile negare che si sia trattato di fenomeni di intensità eccezionale.

Eppure, andando oltre l’immediato sgomento e la doverosa solidarietà, non credo sia possibile esimersi da una riflessione più ampia sulle responsabilità di queste morti.

Già in occasione della immane tragedia che colpì Haiti nel 2010, in un post su questo blog, avevo osservato quale ruolo avesse giocato la povertà, molto più che il terremoto, facendo notare come, appena due anni prima, quando un sisma d’intensità 7,2 della scala Richter -esattamente come quello di Haiti- aveva colpito il nord est del Giappone, lasciando 29.000 abitazioni senza elettricità, le vittime erano state solo sei, e i feriti duecento. Ad Haiti invece le ultime stime parlavano di una cifra davvero impressionante: 260.000 vittime.
La riprova di questa analisi sta nel fatto che, anche ad Haiti, le case dei ricchi non erano affatto crollate! Tutto dipende, insomma, dalle tecniche di costruzione degli edifici e dalla loro collocazione, e in senso più ampio da tutti gli interventi messi in campo in termini di prevenzione del rischio, sia esso sismico così come idrogeologico.

Devono farci riflettere allora le oltre 300 vittime del terremoto in Abruzzo del giugno 2008, con un sisma di magnitudo “appena” 5,8 della scala Richter.

Già, perché se è certamente vero che non possiamo  prevedere la data di questi eventi naturali di estrema intensità, è altrettanto vero che essi non sono affatto imprevedibili in assoluto ed in larga parte anche evitabili nelle loro tragiche conseguenze.

In un post del 2011 nel mio blog nel FattoQuotidiano.it facevo notare come il budget italiano  del 2010 per la prevenzione fosse stato di appena 55 milioni di euro, a fronte dei 238 milioni di euro spesi per fronteggiare le varie emergenze legate a frane e inondazioni nei 12 mesi precedenti.

Sappiamo perfettamente che oltre il 70% del nostro territorio nazionale si trova in aree classificate ad alto potenziale di rischio idrogeologico. Le ragioni sono ben note: un’urbanizzazione senza regole, l’abusivismo edilizio, la cementificazione selvaggia, il disboscamento, l’incuria del territorio e l’alterazione dell’equilibrio idrogeologico dei corsi d’acqua.
Il riassetto del territorio dovrebbe dunque passare da una continua cura del territorio, manutenendolo, controllandolo periodicamente e prevenendo potenziali pericoli non con gigantesche opere inutili e spesso dannose (il cemento infatti accelera la velocità dell’acqua), ma attraverso interventi mirati e rispettosi dell’ambiente. E inoltre da una seria lotta agli incendi e al disboscamento, tra le cause principali dell’erosione del suolo, visto che le radici delle piante, e degli alberi in particolare, costituiscono una delle barriere più efficaci contro l’erosione del terreno. Senza infine dimenticare una vera lotta agli illeciti ambientali.

Secondo l’Anbi (Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari) per fare questo basterebbero 4,1 miliardi da spendere in piccole e piccolissime opere di manutenzione, ammortizzabili in poco tempo, se pensiamo che le alluvioni nel solo periodo 1994-2004 hanno prodotto danni per 20 miliardi.

Occorre però un netto cambio di mentalità, che ci porti dalla logica dell’emergenza a quella della prevenzione. Perché, come diceva Albert Einstein: “l’uomo intelligente risolve i problemi, ma l’uomo saggio li previene”.

Ancora una volta, quindi, si tratta soprattutto di un cambiamento a livello culturale, che a mio avviso non può che partire dal basso, perché se aspettiamo che ad incominciare siano quei miserabili che la mattina del terremoto all’Aquila ridevano al telefono pregustando il business della ricostruzione…

E’ per questo che, al di là delle modeste donazioni che ho potuto fare personalmente per le popolazioni colpite dalle catastrofi di questi giorni, nelle Filippine e in Sardegna, a loro voglio soprattutto dedicare il mio intenso impegno educativo e culturale.

A loro dedico quindi i 36 incontri con gli alunni delle Scuole medie e i 12 incontri serali nelle Circoscrizioni del Progetto sull’energia a Cesena.

A loro dedico l’impegno che continua con il Consiglio Comunale dei Bambini e delle Bambine di Cervia, così come i laboratori sull’Educazione alla mondialità -che iniziano in questi giorni- con le classi dell’ITC “Matteucci” di Forlì e quelli sull’Educazione ai valori con le Scuole medie “Europa” di Faenza.

A loro dedico il mio incontro-spettacolo “Sogno e son desto” che porterò per i ragazzi il 28 novembre a Russi, il 2/4/11 dicembre al teatro comunale di Cervia, il 19 al teatro Goldoni di Bagnacavallo e il 22 gennaio alla Sala Estense di Ferrara.

A loro dedico la serata sulla mondialità a Russi del 30 novembre, così come la mattina del “Progetto ICare – Voglia di cambiamento” con le superiori ad Abano Terme del 10 dicembre, l’incontro sul dialogo interreligioso a Novellara del 15 dicembre, così come quello sulla Globalizzazione a Padova del 12 gennaio e gli incontri del Progetto sull’acqua con gli alunni di Colorno del 15/17/20 gennaio.

A loro dedico tutta la mia passione in questo impegno, perché come ricordavo in un recente post riprendendo le parole del grandissimo poeta Kahlil Gibran:

“Date ben poco quando date dalle vostre ricchezze.
E’ quando date voi stessi che date veramente.”