Dalle immagini di quei bambini, una possibilità

bimba-siriana-scudi

Un giorno la storia ricorderà come furono le immagini di quei bambini ad aprirci gli occhi e a cambiare il corso delle cose.

L’immagine straziante della bimba in lacrime, con gli occhi terrorizzati, spinta dal padre oltre il filo spinato al confine con l’Ungheria, con uno sforzo che solo l’amore di un padre può rendere possibile.

L’immagine della piccola siriana che gattona in pigiama con i capelli rossi, spettinati, davanti al cordone dei poliziotti schierati con gli scudi alla frontiera turca, interrogando le loro coscienze e rendendo evidente e manifesta all’Europa e al mondo intero l’assurdità di quella situazione.

E soprattutto l’immagine lancinante del piccolo Aylan, di appena tre anni, annegato sulla spiaggia di Bodrum mentre fuggiva da Kobane, ritrovato senza vita a faccia in giù, tra la schiuma delle onde.

Migrant boat accident in Turkey

Come loro decine di migliaia di altri bambini hanno vissuto e stanno tutt’ora vivendo esperienze che a quell’età nessun bambino dovrebbe mai conoscere, neppure vedendole in un film!

Infatti i nostri bambini, qui in Italia, rimangono molto scossi da quelle immagini che vedono in tv e ne chiedono spiegazioni a noi “grandi”, generando un forte senso di imbarazzo e spesso un misto fra rabbia e vergogna.

Eppure io credo che proprio a quelle foto, alla loro straordinaria forza espressiva e alla capacità di immortalare l’attimo, si debba una possibilità di riscatto che ora si apre per la nostra vecchia e stanca Europa e per il mondo intero.

Così è già stato in altre occasioni della storia, basti pensare alla foto in bianco e nero della bimba che fugge nuda e terrorizzata dal bombardamento col napalm, divenuta l’immagine simbolo della guerra in Vietnam, che contribuì a cambiare la sensibilità e a risvegliare le coscienze della popolazione su quanto stava accadendo.

(Oggi Kim Phuk -questo il nome della bambina che all’epoca della foto aveva 9 anni- vive in Canada, è ambasciatrice della pace per l’Unesco e dirige una fondazione per aiutare i bambini vittime di guerra.)

Un possibilità, dicevo, perché di questo si tratta. Uno spiraglio di speranza, uno spazio di umanità ritrovata che abbatte i più comuni pregiudizi e stereotipi, cancella in un sol colpo le sterili divisioni fra di noi e ci richiama a profondi interrogativi etici oltre che politici ed economici.

Aylan-roccaforte-EuropaMesso da parte per un attimo l’egoismo cinico di chi vuole arroccarsi nel proprio benessere fondato sui privilegi di una parte di mondo che vive -letteralmente- sulle spalle di milioni di poveri, sfruttati nella manodopera e nelle materie prime (pare ancora questa l’unica ricetta per avere prodotti a così basso costo), ci si rende improvvisamente conto che non sarà in alcun modo possibile fermare la spinta della vita verso la vita. Così è sempre stato, così sarà sempre.

Certo, possiamo rinviare i problemi, ma non in eterno. E a forza di rinviarli, ora stanno venendo al pettine, tutti e tutti insieme, al punto che persino il segretario generale dell’Onu è stato costretto a riconoscere che la situazione della Siria e di tutto il medio oriente è fuori controllo. Un atto di onestà, tutto sommato, per nulla scontato nel suo ruolo.

Non esistono muri, per quanto alti ed elettrificati, che potranno contenere la ricerca di vita da parte di milioni di persone che fuggono da fame, povertà, guerre e persecuzioni.

Assolutamente inutile dire che anche qui c’è la crisi, che non c’è posto per tutti, che non troveranno lavoro perché non ce n’è neppure per noi italiani!

Quello da cui fuggono è ben altra cosa rispetto a ciò che noi chiamiamo “crisi” e le immagini che ci arrivano di incredibile devastazione della Siria così come quelle di molte altre zone disastrate del pianeta ce lo ricordano inequivocabilmente, richiamandoci a un dovere etico di accogliere i richiedenti asilo politico. Ma questo non basta.

L’unica cosa che si può fare -sempre la stessa che ricordiamo da anni- per andare alla radice del problema, è intervenire seriamente per migliorare le condizioni di vita nelle “periferie” del mondo (ormai non si può più parlare di “sud” in una situazione in cui la povertà si presenta a macchie di leopardo), in modo che ciascuno possa vivere dignitosamente e serenamente a casa propria, con la sua famiglia, con i suoi amici… e il viaggio, com’è per noi, possa tornare ad essere una scelta libera e non forzata.

“Nessuno lascia la propria casa, se la propria casa non è la bocca di uno squalo” ha scritto nitidamente Warsaw Shire.

Fra l’altro, conti alla mano, ci costerebbe infinitamente meno “aiutarli a casa loro” (un’espressione che risulta ormai sgradevole perché banalizzata dall’ipocrisia di chi l’ha pronunciata strumentalmente), investendo nel benessere dei paesi poveri, piuttosto che gestire queste masse di profughi in fuga dalla disperazione.

Come ci ricorda l’UNDP (United Nation Development Program) basterebbe meno dell’1% della ricchezza mondiale (una cifra pari a 80 miliardi di $ all’anno) per assicurare a tutti i fratelli del pianeta i cosiddetti bisogni essenziali: cibo, acqua potabile, istruzione, sanità di base e un alloggio degno di questo nome. E così facendo, fra l’altro si toglierebbe ossigeno al terrorismo, che proprio sulla disperazione e sulla rabbia ha costruito il suo impero.

Invece basta pensare che la sola Germania ha appena deciso di stanziare 6 miliardi di euro per la gestione dell’emergenza rifugiati per capire la miopia delle politiche che per anni hanno pensato di poter gestire gli incredibili squilibri del pianeta come se vivessimo in un mondo non globalizzato.

E’ impensabile infatti che la globalizzazione possa investire tutti gli ambiti dell’esistenza (scambi di merci, di capitali, di informazione e di comunicazione…) fuorché gli spostamenti degli esseri umani. Non si può essere al contempo globalizzati e interdipendenti per quello che ci fa comodo ma indipendenti e isolati per quanto ci risulta sconveniente.

Occorre pensare come se non ci fossero frontiere, è questo l’unico modo per fare scelte lungimiranti -individuali e collettive- capaci di gestire realmente la complessità della realtà e dare risposte concrete ai problemi che possano riportare giustizia e pace nel mondo, l’unico mondo che abbiamo, all’interno del quale si trovano anche l’Europa e l’Italia.

Pensare di potersi salvare da soli è pura ingenuità. O ci salveremo tutti e tutti insieme oppure tutti insieme andremo a fondo, come i passeggeri di una nave.

Chi sogna che miliardi di persone resteranno a casa propria a morire di fame, sete o malattie che si potrebbero curare con pochi euro di vaccini, guardando in tv la nostra ostentata opulenza, forse ha visto troppi film di fantascienza.

In un mondo in cui -come ci ricorda l’ONG inglese OXFAM- l’1% della popolazione controlla il 46% della ricchezza e addirittura gli 85 miliardari più ricchi del pianeta hanno una ricchezza pari a quella di 3,5 miliardi di persone, sembra sempre più attuale il monito di padre Alex Zanotelli che già qualche anno fa scriveva: “I poveri non ci lasceranno dormire!”

Gli squilibri globali infatti sono come un boomerang e se a prima vista possono apparirci -egoisticamente parlando- vantaggiosi, ad un’analisi più approfondita non è difficile capire che i traffici di droga che alimentano le mafie, la nostra disoccupazione dovuta alla progressiva delocalizzazione della produzione, i conflitti e quindi le folli spese in armi che questi ci costano, e da ultime le migrazioni forzate di milioni di disperati ne sono le ovvie conseguenze.

Al contrario, esattamente per le stesse ragioni, un miglioramento nelle condizioni di vita dei nostri fratelli più svantaggiati porterebbe grandi benefici anche per noi: si aprirebbero immensi mercati potenziali come sbocco per i nostri prodotti, non subiremmo più la concorrenza invincibile dei più poveri sul piano della manodopera, potremmo ridurre enormemente le spese globali in armi che sono raddoppiate in 20 anni e nel 2014 hanno sfiorato i 1.800 miliardi di dollari (cioè oltre 20 volte quanto basterebbe per cancellare la povertà dal pianeta e assicurare a tutti una vita dignitosa!).

Le foto di quei bambini, come dicevo, ci offrono una possibilità. Una possibilità concreta di fermarci a riflettere e impegnarci tutti per un futuro diverso, più equo, pacifico e giusto. Un futuro in cui i nostri figli non dovranno più chiederci il perché di tanta inutile sofferenza.

Sta a noi sapere cogliere questa possibilità, facendo sì che quel dolore non sia stato vano.

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Siamo noi i veri Bilderberg!

c'è-del-buonoBeh, magari non proprio esattamente uguali… però qualcosa in comune effettivamente l’abbiamo.

Se non diamo peso al fatto che loro si incontrano a porte chiuse e operano in modo a dir poco opaco, mentre noi siamo aperti a tutti e ci muoviamo in modo trasparente.

Se non si considera che loro fanno tutto per i propri interessi privati, mentre noi ci impegniamo per il bene comune. Ignorando per un attimo il fatto che in nome di questi interessi sono disposti a sacrificare i diritti umani, la pace, l’ambiente e le culture, mentre noi siamo animati proprio dalla tutela e dalla promozione di questi ultimi.

Se vogliamo ignorare la differenza fra chi considera la diversità un problema, o addirittura una minaccia, e chi – come noi – la ritiene un valore imprescindibile. Mettendo per un istante fra parentesi il fatto che per loro le uniche categorie per comprendere la realtà sono quelle dell’individualismo, della competitività e dell’omologazione, mentre per noi sono fondamentali la socialità, la cooperazione e la creatività.

A parte il fatto che i contenuti delle loro discussioni non sono mai registrati o riportati all’esterno, mentre noi trasmettiamo tutto in diretta streaming e poi lo lasciamo disponibile online anche una volta finito l’evento…

Se ignoriamo tutto questo, beh, non è difficile scorgere le somiglianze fra il famigerato segretissimo Summit di questi gruppi di potere e il nostro Festival EcoFuturo.

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‘EcoFuturo’, altro che ripresina: ecco il Libro Bianco

testata-ecofuturo-videoChi si accontenta gode, ci hanno sempre detto. Io credo però che non ci si possa accontentare dei microscopici segnali positivi (+0,1% del Pil), che lasciano sperare alcuni in una possibile -lentissima- inversione di tendenza, a fronte della gravità e della profondità dei danni che la crisi ha prodotto sul piano non solo economico, ma anche occupazionale, sociale, ambientale e culturale in questi ultimi anni.

Soprattutto non ci si può accontentare quando si ha la consapevolezza che si potrebbero fare scelte di ben altra portata, che potrebbero produrre in breve tempo benefici immensi, sotto ogni punto di vista.

libro-bianco-copertina-sitoAl Festival “EcoFuturo”, lo scorso anno, abbiamo provato a mettere insieme tutte le migliori esperienze dell’ecologismo italiano per elaborare e raccogliere le proposte che potrebbero davvero cambiare l’Italia.

E ora, dopo mesi di lavoro, siamo pronti per presentarle in un Libro Bianco che lancia un messaggio forte di speranza e indica una via concreta per uscire dalla crisi.

Il Libro Bianco, che presenteremo mercoledì 18 marzo alla sala Tatarella in via degli Uffici del Vicario 21 (Palazzo dei Gruppi – piano 5), mostra infatti come riuscire a risparmiare 200 miliardi di euro (circa l’8% del nostro Pil!) dallo spreco di energia e di materia, creando milioni di posti di lavoro, difendendo salute e ambiente, promuovendo pace e diritti umani!

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A teatro con “Sogno e son desto”, per creare consapevolezza e riaccendere nei ragazzi lo stupore e la meraviglia…

Voglio condividere oggi con voi alcuni estratti del mio incontro di teatro “Sogno e son desto! Stavo cambiando il mondo e ho dimenticato la pentola sul fuoco” che sto portando in giro per l’Italia, con grande gioia e passione, rivolto in particolare ai ragazzi delle scuole superiori.

I temi che affronto – attraverso parole, immagini, musiche, video e giochi – sono quelli della pace, dell’intercultura, della giustizia, della fraternità, del rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, cercando di farlo in modo leggero e ironico, ma non per questo meno profondo.

E’ una soddisfazione indescrivibile vedere gli occhi dei ragazzi illuminarsi quando si rendono conto che la vita può essere una meraviglia, che ci sono valori per cui vale la pena di vivere e di impegnarsi!!!

Per iniziare, ecco una breve riflessione che contiene anche il tanto agognato segreto dell’eterna giovinezza

Questo è un viaggio immaginario nel tempo e nello spazio alla scoperta della nostra eredità culturale, il modo migliore – a mio avviso – per scoprire il valore della diversità. Dedicato a quanti credono ancora nella “purezza della razza”, e della cultura…

Ecco un breve accenno ad una riflessione che mi sta particolarmente a cuore, al punto da averla sviluppata approfonditamente nel mio nuovo libro, che ho consegnato giusto pochi giorni fa alla editrice EMI e che uscirà in gennaio, il cui titolo sarà proprio questo: Sbagliando non si impara: è grazie ai successi che cambia il mondo e cambiamo anche noi”.

Questa è una serie di battute ispirate da fatti reali che ci mostrano quanto le cattive notizie spesso alimentino strumentalmente le nostre paure, per secondi fini assai poco nobili.

Liberiamoci allora dalle ansie e dai timori infondati e recuperiamo il piacere di vivere, la meraviglia che sta nelle relazioni, lo stupore e l’incanto che è nello sguardo dei bambini…

E per concludere una breve riflessione sulla sostenibilità ambientale, per introdurre in modo semplice e immediato l’indicatore dello zaino ecologico, uno strumento prezioso per comprendere l’importanza delle nostre scelte quotidiane su un piano ecologico – ma anche sociale – e di conseguenza avvicinarsi al tema dei nuovi stili di vita.


Mi fermo qua, dicendo soltanto che chiunque condivide questi valori e fosse interessato a promuoverli portando l’incontro nella propria città non ha che da contattarmi. Qui potete trovare la scheda tecnica di presentazione.

Vi terrò aggiornati sugli sviluppi…

P.S. Un grazie speciale agli amici di FLATMIND per le riprese e il montaggio del video!

Piccoli consiglieri crescono: una speranza per il nostro domani


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In barba allo scenario scoraggiante della politica nazionale, continuano a diffondersi inarrestabili nei territori tante progettualità che danno speranza!

Una di queste, a Cervia, è il percorso del Consiglio Comunale dei bambini e dei ragazzi: una stupenda esperienza di partecipazione dei più piccoli che io sto seguendo come facilitatore già da sei anni.

Si tratta di un’esperienza che è andata crescendo nel corso del tempo, anche qualitativamente, e che mi sta lasciando moltissimo su un piano umano oltre che professionale. E’ una vera palestra di educazione civica per i bambini ma anche per me.

Ogni volta mi sorprende la capacità di questi “piccoli consiglieri” (delle scuole elementari e medie) di discutere civilmente e ordinatamente fra loro, individuando dei temi, approfondendoli con pazienza, ordinandoli per priorità e traducendoli poi in proposte semplici ma concrete, sempre con spirito costruttivo, da presentare al “Consiglio dei grandi”, come lo chiamano loro.
E la cosa importante è che il sindaco e la giunta hanno avuto la saggezza, in questi anni, di ascoltare con attenzione queste proposte e tradurle in pratica, nella misura del possibile, contribuendo quindi a valorizzare il lavoro svolto dai bambini che hanno potuto vedere il proprio impegno tradursi in benefici concreti per la propria città.

Da questa specie di “think-tank” (come si ama dire oggi) di bambine/i e ragazze/i sono nati infatti tanti progetti che sono stati poi realizzati: nuovi spazi verdi, piste ciclabili, piedibus, interventi nelle scuole sull’elettromagnetismo, promozione della raccolta differenziata dei rifiuti e produzione di materiale su questi temi, cartelli antismog -disegnati dai bambini- che invitano i genitori a spegnere i motori delle auto per non inquinare mentre aspettano i figli all’uscita dalla scuola e molti altri ancora.

L’esperienza si è anche aperta ad altri territori, come in occasione dell’incontro con gli alunni di Rovereto e alla dimensione regionale attraverso la partecipazione al Progetto “Concittadini” promosso dalla Regione Emilia Romagna. In alcuni momenti abbiamo anche abbracciato la dimensione europea, come in occasione dell’incontro con i ragazzi del Progetto “Flow4yu” e non abbiamo mai perso l’attenzione alla dimensione internazionale dei diritti, specialmente quelli dell’infanzia.

Abbiamo approfondito inoltre il tema della legalità anche scoprendo tante realtà di impegno sociale come quella di Libera.

Inoltre, alla riflessione sui contenuti si è sempre affiancata quella sul metodo, sulle regole e sulla comunicazione per crescere nella consapevolezza del proprio ruolo di consiglieri e di cittadini.

Tutto questo, ovviamente, senza mai smettere di sognare e di giocare!!!

Il lavoro di quest’anno si sviluppato in modo parzialmente itinerante, per andare incontro ai diversi plessi sul territorio, e si è orientato verso alcune idee, fra le quali i bambini hanno scelto democraticamente di sviluppare quella dei “bidoni creativi in pineta“. Una modalità che mi ricorda molto la fantastica “fun-theory” per promuovere scelte responsabili attraverso lo stupore e il divertimento.

Infine i bambini e ragazzi hanno deciso di raccontare se stessi e il proprio impegno attraverso un video.

Sono questi amministratori “virtuosi” di domani che ci danno speranza per il futuro!

Ripartire, da princìpi e valori diversi!

E’ appena uscito il volume “Ripartire“, al quale io ho dato un mio piccolo contributo di riflessione.

Si tratta di un progetto promosso dall’Associazione “Frontiere”, per festeggiare i due anni di attività del web magazine Frontiere News, una realtà nata con lo scopo di raccontare le sfide, le sconfitte e le vittorie dell’Italia interculturale del terzo millennio.

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Con più di 120 collaboratori in tutto il mondo, il magazine dà voce a coloro che il cambiamento lo vivono in prima persona, contestualizzandolo in una cornice mondiale di sfide per i diritti fondamentali e per l’integrazione tra i popoli.

Frontiere non è solo web: nel 2011 ha sostenuto i migranti di Lampedusa insieme alla onlus Coevema, ed è partner di progetti di scambi culturali finanziati dall’Ue in Polonia.

Il libro racconta le storie di persone che hanno trovato nella solidarietà, nella cultura e nella riscoperta dell’alterità le chiavi per ripartire, nonostante le crisi globali; emozioni e riflessioni di alcuni tra i più validi intellettuali del panorama internazionale dell’interculturalità; racconti di esperienze in prima linea nella guerra all’indifferenza.

Il progetto ospita contributi del vignettista Vauro, del portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury, di Stas’ Gawronski, Enrico Fontana, Luca Bauccio e tanti altri.

Che si trovi in una Gaza sotto assedio o tra gli indios dell’Ecuador, nei gelidi e affollati moli notturni di Lampedusa o in una metropoli australiana, il vero protagonista di questo volume è l’essere umano, con la sua infinita ricerca di sé e con l’esigenza innata di superare i limiti imposti dalle circostanze.

Qui potete scaricare gratuitamente e leggere l’indice e il mio contributo al volume, che è edito sotto licenza “Creative Commons”.

Il 10% del prezzo di copertina sarà devoluto per sostenere le battaglie per i diritti umani che Amnesty Italia porterà avanti nel corso del 2013. E’ anche disponibile una versione eBook.

Buona lettura e buona ri-partenza a tutti.

Inizia la scuola, ma non per tutti

Lunedì per mio figlio Francesco sarà il primo giorno di scuola, è emozionatissimo; sua sorella Eleonora incomincerà invece la quinta elementare.

E’ stupendo osservarli, tutti presi nella preparazione degli zaini, degli astucci, dei pennarelli…

Potete dunque immaginare quali emozioni io abbia provato leggendo questa lettera, inviata da una mamma al Comitato Donne per Taranto, e perché abbia deciso di condividerla con tutti voi attraverso questo blog.

donne,taranto,parma,diossina,pil,salute,figlio,lavoro,vita,comitato“Scrivo da Parma in uno dei miei soliti viaggi della Vita per curare mio figlio da un male che sappiamo tutti avere una causa ambientale.

Le ragioni che cercano di impormi non mi bastano, io so solo che mio figlio oggi non ha potuto iniziare la sua PRIMA MEDIA e il suo zaino nuovo (“perchè ora sono grande mamma!”) comprato con tanto entusiasmo è rimasto nella sua cameretta che ormai vede così raramente perchè è sempre in corsie d’ospedale.

E’ questa la vita che vogliono imporci? E’ questa la vita che vogliono dare ai nostri figli? Siamo ancora disposti a far pagare a loro la nostra incapacità di tutelarli fino in fondo?

Io non ci sto e per il mio ometto lotterò fino allo stremo delle forze perchè a lui venga ridata la Vita e agli altri bambini di Taranto non gli venga mai più negata.

Non ci sono ragioni che tengano: la salute di mio figlio non vale il posto di un operaio, nè il pil che vogliono far girare. Provi qualcuno a dirmi ancora questa cosa e gli farò vedere le braccia di mio figlio!

Lui oggi doveva essere tra i banchi di scuola e non con una flebo nel suo debole e fragile braccino.

Grazie per tutto ciò che fate per noi, non stancatevi di lottare e fatelo anche per il mio piccolo ometto”.
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Io mi domando, come faceva anche Bob Dylan nella splendida Blowin’ in the wind: quante volte un uomo può voltare la testa fingendo di non vedere?”