Elogio del vuoto (e del silenzio)

Da Lao Tzu ai Diritti Naturali dei Bambini di Gianfranco Zavalloni, dalle culture africane ai giochi di logica… alla scoperta del valore del vuoto e del silenzio, per scoprire noi stessi e imparare a risolvere i nostri problemi quotidiani, in educazione e non solo.

La ricetta dell’infelicità

Oggi vesto i panni dello Chef per presentarvi una ricetta molto particolare, una ricetta che non troverete mai in nessun programma di cucina in tv: la ricetta dell’infelicità!

Ambasciator porta pena

Ho già affrontato più volte il tema dell’informazione in questo blog e nei miei libri, in particolare nel volume “Non è vero che tutto va peggio” scritto insieme all’amico Jacopo Fo.

Vorrei ora condividere con voi, come ho promesso qualche giorno fa, un breve estratto dal mio nuovo libro “Sbagliando non si impara”, in uscita a gennaio per l’editrice EMI.

“Il ruolo dell’informazione di cui disponiamo, è davvero decisivo. Esso può infatti orientarci all’impegno e alla partecipazione oppure, al contrario, farci rinchiudere in noi stessi e nella rassegnazione.

tv,cattive notizie,informazione,ansia,buone notizie,esempio,empatia,elevazione moralePurtroppo la maggior parte dei mass-media riporta prevalentemente cattive notizie ed è forse per questo che essi sono al primo posto nella classifica delle principali cause di ansia secondo EURODAP (Associazione Europea Disturbo da Attacco di Panico).

E’ ampiamente dimostrato quanto le cattive notizie contribuiscano a creare una cattiva predisposizione verso gli altri e situazioni di stress ed ansia, soprattutto in ambito lavorativo, che ci costano non solo in termini di salute ma anche economici. Secondo una ricerca svolta dalla Comunità Europea lo stress ci costava, già nel 2002, ben 20 miliardi di euro all’anno, di cui 4 solo in Italia, circa 80 euro all’anno per ogni cittadino italiano. Che diventano addirittura 200 euro all’anno per cittadino considerando anche i costi indiretti legati a disturbi cardiaci e depressione.

Al contrario, secondo un recente studio (Aprile 2011) pubblicato sulla prestigiosa rivista “Journal of Personality and Social Psychology”, le buone notizie -intese come notizie che presentano atti di coraggio, bontà o esempi positivi da seguire- sono in grado di suscitare emozioni positive e di spingere le persone a seguire gli esempi presentati e addirittura provocare reazioni fisiche tali da lasciare un’impronta duratura capace di influenzarne le azioni future.

copertina,libro,michele dotti,sbagliando non si impara,successi,cambia il mondo,cambiamo noi,emi,libreria,gennaioQuesto fenomeno, che in psicologia prende il nome di “elevazione morale”, può provocare cambiamenti comportamentali e predisporci all’empatia e all’interazione sociale. Inoltre, promigliore rapporto con sé e con gli altri, con un aumento di stima ed autostima.

Sicuramente “fa più rumore un albero che cade”, ma per il nostro benessere personale e anche per un miglioramento della nostra società, sarebbe bene ogni tanto prestare attenzione anche alla “foresta che cresce”! ”

 

Qualche link per approfondire:
www.buonenotizie.it
www.goodnewsagency.org
www.cacaonline.it767392054.jpg


Firma anche tu la petizione dei Comuni Virtuosi alla RAI
per chiedere di dare più spazio alle buone notizie!

 

Il buonsenso non basta, rivendico la centralità delle relazioni e degli affetti!

Atrio di una scuola media, ore 11,10. Sto aspettando che la dirigente mi riceva per presentarle i laboratori didattici che propongo all’Istituto.

Suona il campanello ed entra una ragazzina.

Si presenta: “Sono una ex-studentessa, l’anno scorso frequentavo la 1°D, poi mi sono dovuta trasferire in Puglia con la mia famiglia. Vorrei fare un saluto ai miei vecchi compagni di classe.

La bidella in portineria alza appena lo sguardo dai moduli che la stanno occupando e risponde: “Non è permesso. Devi aspettare l’uscita da scuola.”

Una insegnante, presente per caso alla scena, prova a mediare: “Ora non puoi entrare in aula, c’è lezione. Magari al cambio dell’ora, fra 10 minuti…”

La ragazza risponde cortese: “Va bene, aspetto.”

LePetitPrince_AntoineDeSaintExupery.jpgLa bidella ribatte decisa: No, non puoi entrare in aula.

L’insegnante riprende ancora la parola, rivolgendosi alla ragazza: “Non potresti aspettare l’uscita, alle 13?”

La ragazza risponde a voce bassa:
“No, stiamo per ripartire.”

Io e l’insegnante guardiamo la bidella, lei non muove di una virgola: “Non si può.”

Ma viene dalla Puglia -insisto io- e sta per ripartire… solo un saluto ai compagni.”

“Noi dobbiamo eseguire le disposizioni della dirigente”, ribatte perentoria la bidella.

La ragazza, sconsolata, gira i tacchi ed esce dalla scuola a testa bassa.

Rimango profondamente scosso da questa scena. Sono senza parole e arrabbiatissimo per come è stata cinicamente mortificata la ragazza.
(La bidella deve ringraziare il cielo che io abbia alle mie spalle una così profonda formazione nonviolenta…)

“Bastava un po’ di buonsenso…” penserete voi. Invece io dico di no!!!

Questa volta non mi basta. Non può essere solo una questione di buonsenso, di smussare gli angoli, di chiudere un occhio e aggirare la regola, nel classico stile “all’italiana”.

Le relazioni umane non possono essere messe così platealmente in secondo piano. Soprattutto non in una scuola!!!

Né si può dare semplicemente la colpa alla bidella -per quanto odiosa mi appaia la sua rigidità- perché lei è l’ultima ruota del carro, semplice esecutrice -facilmente ricattabile- di ordini altrui

Il problema è più profondo e diffuso, a livello culturale. Questa scena, a mio avviso, è emblematica di un vero e proprio conflitto fra la ragione e il cuore, che rivela l’importanza enorme che viene attribuita nella nostra società alla dimensione cognitiva rispetto e quella affettiva e relazionale.

E se la poniamo in questi termini ve lo dico chiaro e tondo, io non ho dubbi sulla parte dalla quale schierarmi! Ce l’ha indicata nitidamente Susanna Tamaro.

Però la soluzione non può essere questa. Non voglio entrare nella logica del conflitto.

Non dobbiamo diventare ultras da stadio e tifare per l’una o per l’altra parte, perché in educazione sappiamo perfettamente che l’equilibrio e la serenità di una persona dipendono proprio dall’equilibrio fra le sue varie dimensioni: cognitiva, corporea, affettiva, relazionale e spirituale.

Io capisco che nel momento in cui si stabilisce un regolamento sia giusto usare la testa, essere razionali e non emotivi. Ma anche su un piano puramente razionale sarebbe giusto ricordarci che siamo esseri umani, fatti non solo di cervelli da coltivare nella didattica, ma anche -e soprattutto- di affettività e relazioni, da curare nella consapevolezza del ruolo che queste rivestono nelle nostre vite e della fragilità che esse portano inevitabilmente con sé.

actu2009_ggally.jpgMa provate a pensare come si sarà mai sentita questa ragazzina alla quale è stato impedito di rivedere anche solo per un minuto i suoi compagni, di salutarli, di riabbracciarli… neanche nel regime carcerario più duro si impedisce ai delinquenti la visita dei familiari per alcuni minuti una volta al mese!

Per cui nei prossimi giorni io andrò dalla dirigente e le spiegherò l’accaduto per filo e per segno, cercando di essere costruttivo e non polemico, ma fermamente determinato ad ottenere che il regolamento, in qualche modo, riconosca la centralità delle relazioni e una violenza simile non abbia più ad accadere, in alcun modo.

Affinché altre ragazze, un domani, possano maturare e vivere i propri rapporti con gli altri con una sensibilità e una capacità di empatia ben più profonde di quelle che questa ragazzina ha dovuto subire in questa triste storia.