Classe terza elementare. Tutti in palestra. Stiamo iniziando un laboratorio sul gioco cooperativo e interculturale. Come al solito introduco l’incontro con le presentazioni; ognuno è chiamato a presentarsi dicendo il proprio nome, il proprio colore preferito e l’animale che vorrebbe essere.
“Amo il rosso”, “verde”, “azzurro”, fucsia”… “mi piacerebbe essere una farfalla”, “un cavallo”, “un topo”, “un pesce”, “un cane”…
Tutto procede normalmente. Poi è il turno di una bambina africana che si presenta, dice il colore preferito e poi continua “mi piacerebbe diventare una scimmietta”. Pronta la risposta di un compagno: “beh, non cambierebbe niente”.
Ho chiesto a quel bambino se i suoi genitori l’avessero educato così.
Mi ha risposto di si! Non escludo che sia vero…
Allora gli ho detto di fare loro i complimenti da parte mia.
E io li faccio, direttamente, a giornalisti tv, politici e quanti altri hanno prodotto in questi genitori questa bella visione della diversità!
Ma la storia va avanti e, come canta Francesco De Gregori “dà torto o dà ragione”. Magari quei due bambini da grandi si innamoreranno fra loro…