Anche l’Abruzzo dichiara l’acqua “bene pubblico”

di Laura Pavesi, da Buone Notizie.it


Dopo il Comune di Venezia, anche la Regione Abruzzo riconosce l’acqua come “diritto umano” e il servizio idrico integrato come “privo di rilevanza economica”.

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Il 2009 si chiude con un’ottima notizia: il Consiglio Regionale abruzzese ha approvato all’unanimità un emendamento che impegna la regione a preservare il carattere pubblico dell’acqua e che sancisce che il servizio idrico è da ritenersi privo di rilevanza economica.

 

La notizia arriva a un mese di distanza da un altro importante riconoscimento:  quello del Consiglio Comunale di Venezia dell’acqua come “diritto umano, universale, indivisibile e inalienabile” e del servizio idrico integrato come “privo di rilevanza economica”.

 

Nonostante la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, lo scorso 25 settembre 2009, del Decreto-legge 135/2009 (e in particolare dell’Art. 15), singoli comuni, province e regioni si stanno muovendo in controtendenza rispetto alla normativa nazionale in materia di gestione dei servizi idrici.

Ricordiamo, a questo proposito, che l’Art. 15 del Decreto-legge 135/2009 ha modificato l’Art. 23-bis della Legge 133/200. L’Art. 23-bis prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara.

 

L’Art. 15 del D.L.135/2009, invece, sancisce l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica in favore di imprenditori o di società, in qualunque forma costituite o, in alternativa, a società a partecipazione mista pubblica e privata, con capitale privato non inferiore al 40%, e decreta la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni, alla data del 31 dicembre 2011 (limitatamente a quelli in essere alla data del 22 agosto 2008). Dal 1° gennaio 2012, cioè, la gestione delle acque potabili italiane dovrebbe passare interamente in mani private.

 

Dal momento che la normativa nazionale rischia di vanificare qualsiasi sforzo in difesa della gestione pubblica dell’acqua a livello locale, cosa possono fare comuni, province e regioni? A loro, almeno per il momento, non resta che riportare nei propri Statuti il riconoscimento dell’acqua “come un diritto umano e bene comune pubblico“ e il conseguente riconoscimento dei servizi idrici quali “servizi pubblici locali privi di rilevanza economica”.

 

Questo è ciò che stanno chiedendo molti privati cittadini, associazioni e movimenti italiani che difendono la gestione pubblica dell’acqua, ed è proprio ciò che intendono fare, in tempi brevi, sia il Comune di Venezia che la Regione Abruzzo.

 

Per approfondire: D.L. 135/2009

 

>> Ecco come riappropriarsi dell’acqua pubblica

>> Sei la massima ricchezza che esista al mondo…

>> Difendiamo l’acqua pubblica

Ecco come riappropriarsi dell’acqua pubblica!

Ho da poco scritto un altro post sull’assurdità della privatizzazione dell’acqua che il Governo sta realizzando e su come sia possibile per i Comuni riappropriarsi del servizio idrico attraverso una semplicissima modifica del proprio statuto che oggi rendo disponibile, da scaricare.

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Che l’acqua pubblica sia possibile per legge lo dimostra un’analisi puntuale della normativa condotta dall’avvocato Maurizio Montalto, vice-coordinatore della Commissione ambiente all’interno del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli.

L’articolo 23 bis, infatti, che sostituisce l’articolo 113 del Testo unico degli enti locali, disciplina l’affidamento dei servizio solo nell’ipotesi che ci sia “scopo di lucro”. Quando questo accada o meno, tuttavia, non può disciplinarlo il governo centrale. Le norme, in questo caso, le decidono gli enti locali.

 

La conferma alle sue parole arriva dalla Corte dei Conti della Lombardia, che nel rispondere a una richiesta di parere del Comune di Malnate (Va) in merito all’articolo 23 bis scrive:


“L’art. 23bis opera una scelta di fondo a favore del ricorso al mercato nell’esternalizzazione dei servizi pubblici a rilevanza economica.

Tuttavia, non è possibile individuare a priori, in maniera definita e statica, una categoria di servizi pubblici a rilevanza economica, che va, invece, effettuata di volta in volta, con riferimento al singolo servizio da espletare, da parte dell’ente stesso”.

 

Mi unisco pertanto all’Associazione dei Comuni Virtuosi nel rivolgere un caloroso invito a tutti i Comuni affinché apportino una modifica al proprio Statuto comunale che sancisca in modo inequivocabile che l’acqua è un bene comune e non una merce.

Chiedo a tutti i lettori di spronare il proprio sindaco, i propri assessori e consiglieri comunali a mettere all’ordine del giorno del consiglio comunale questa decisione di buon senso!

 

Diffondiamo il virus, dal basso. Ci sono più di 8.000 Statuti comunali che attendono solo di essere modificati…

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Proposta modifica articolo Statuto comunale

Difendiamo l’acqua pubblica! E’ ancora possibile, dal basso… a partire dai Comuni

 

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In una lettera infuocata diffusa i giorni scorsi, padre Alex Zanotelli denunciava con forza l’ultimo passo compiuto dal Consiglio dei Ministri verso la privatizzazione dell’acqua nel nostro paese, con le “Modifiche” approvate il 9/09/2009 all’articolo 23 bis della Legge 133/2008.

 

La gestione dell’acqua, come quella dei rifiuti (e di molte altre cose…) per il nostro governo è solo una questione di profitti.

 

Questa non è semplicemente una politica diversa da quella che vorremmo -che consideri l’acqua come un diritto inalienabile per tutti- ma è un vero e proprio smantellamento della politica, totalmente asservita all’economia o, per essere ancora più precisi, a squallidi interessi di parte.

 

Per fortuna però ci sono ancora gli spazi per reagire anche a livello legale, ancora una volta partendo dal basso!

 

A livello locale infatti è possibile per un Consiglio comunale dichiarare l’acqua “bene comune” e il servizio idrico “privo di rilevanza economica”; in tal modo lo si sottrae alla normativa appena approvata, che disciplina a livello del governo centrale solo quando c’è “scopo di lucro”.

Quando questo non c’è, invece, la partita ritorna nelle mani degli enti locali.

 

Invito tutti, specialmente gli amministratori locali, a leggere con attenzione questo articolo di Luca Martinelli su Altreconomia che spiega in modo chiaro la questione da un punto di vista normativo, riprendendo un’analisi dell’Ordine degli avvocati di Napoli, confermata anche dalla Corte dei conti della Lombardia.

 

L’acqua è vita, non una merce qualunque!!!