dal blog di Ezio Orzes
Mio nonno era un contadino, parlava poco, e quando parlava, lasciava spesso i discorsi a metà, se ne usciva con poche parole, mai definitive, ti guardava sornione e ti lasciava lì a pensare.
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In quello spazio sospeso tra domande e risposte stava la saggezza del suo semplice cuore e della terra che curava con dedizione.
Da piccolo trascorrevo parte dell’estate da lui anche se abitava poco distante da casa mia. Lo seguivo in campagna e apprendevo dalla misura dei suoi gesti quanto dalla sconfinata vivacità dei suoi occhi.
Alla sera quando insieme si tornava verso casa, si passava davanti alla fontana e poi ci si sedeva assieme sul carro, sotto il portico. Da lì si vedevano la campagna, i campi, i prati, i filari d’uva.
Era bello guardarsi indietro, lasciare lo sguardo scivolare sui bordi del campo e più su ad incontrare le nuvole oltre il bosco.
“Vedi – mi diceva mentre arrotolava la prima e ultima sigaretta della giornata – qualsiasi cosa farai nella vita dovrai restare sempre un po’ contadino, dovrai prenderti cura di un pezzo di terra, con curiosità e attenzione, dovrai fare semplicemente quello che serve, la tua parte.
Ad Attilio
» Con la semplice coscienza del fornaio…»» La poesia ci ricorda che siamo stati tutti bambini!»» Il tempo della storia