Al grande incontro di Teano c’è stato un intervento, fra i tanti, che mi ha colpito profondamente e che ha toccato tutta la platea, al punto da sollevare tutti in piedi in un lunghissimo e commosso applauso; è stato quello di Antonio Di Luca, operaio cassintegrato allo stabilimento Fiat di Pomigliano, che desidero ringraziare di cuore per la nitida lezione di dignità che ha offerto a tutti noi!
Voglio condividere con voi un breve estratto del suo splendido intervento:
Devo essere sincero. Di fronte a questo stato di cose, di fronte al fatto che noi lavoratori siamo gli unici a pagare sulla nostra pelle la crisi cui ci hanno portato i padroni, le dichiarazioni di Marchionne come quella di essere un metalmeccanico o sulla sfida nel trovare un operaio disposto a fare la sua vita (con uno stipendio, voglio ricordarlo, di 435 volte il mio) suona come una disgustosa, inaudita provocazione.
Provocazione alla quale io non intendo rispondere nella maniera più logica, e cioè: «Caro Marchionne proviamo a farlo questo scambio. Noi al tuo posto, tu al nostro posto, sulla catena, ai ritmi massacranti che stai imponendo su scala globale».
Non lo accettiamo, anche perché non educheremmo mai i nostri figli al profitto e allo sfruttamento dell’altro, all’affossamento della democrazia, alla cancellazione della Costituzione italiana come hai chiesto di fare a Pomigliano.
Noi, desidero tranquillizzarti, non vogliamo fare la tua vita essenzialmente per una questione morale, per una questione etica.
Perché per noi la vita è un valore, non è una merce.
Dunque, ai nostri figli questo insegniamo: il valore della vita e il rispetto per gli altri. Per l’altro.”