Il tabacco che scopre le mine antiuomo

tabacco-mine.jpgLa notizia, che ho letto su Wired, non mi ha fatto cambiare prospettiva rispetto agli Organismi geneticamente modificati, che continuo a guardare con sospetto e prudenza per i rischi potenziali che comportano per la salute e per l’ambiente, ma in questo caso non ho potuto che gioire per le straordinarie prospettive che si aprono per milioni di persone in tanti paesi del mondo.

 

Un’azienda di biotecnologie danese, insieme all’ Istituto di biologia molecolare dell’Università di Copenhagen, sta perfezionando una pianta di tabacco modificata geneticamente in grado di scovare le pericolosissime mine antiuomo.

 

Aresa, questo il nome dell’azienda, ha sviluppato quello che si può chiamare a tutti gli effetti un biosensore in grado di rilevare la presenza di mine o altri ordigni inesplosi presenti in una determinata zona.

Il meccanismo si basa sul fatto che le mine, una volta interrate, col tempo rilasciano nel suolo il biossido d’azoto (NO2).

 

La pianta di tabacco che cresce vicina agli ordigni riesce ad assorbire il biossido d’azoto e a cambiare il colore delle sue foglie dal verde al rosso segnalando agli sminatori dove operare.

 

Questo permette di ridurre fino a 5 volte i tempi di sminamento impiegati normalmente.

 

Negli ultimi anni Aresa ha effettuato diversi test sia in Danimarca che in Africa utilizzando tre tipi differenti di mine, ottenendo ottimi risultati sull’efficacia della pianta; dal 2008 le prove si sono poi spostate in Serbia e in Croazia dove la guerra ha lasciato in eredità, oltre a morte e distruzione, un numero indefinito di mine antiuomo.

 

Una notizia di importanza straordinaria se si considera che, secondo l’ICBL (International Campaign to Ban Landmines), le mine causano ancora oggi qualcosa come 20.000 vittime ogni anno.

 

 

Il tabacco che scopre le mine antiuomoultima modifica: 2009-08-09T16:07:00+02:00da micheledotti
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Un pensiero su “Il tabacco che scopre le mine antiuomo

  1. Sarebbe ora di guardare le coltivazioni transgeniche con occhi diversi: la maggior parte dei rischi sono puramente teorici per non dire completamente inventati. E sempre ci si dimentica dell’impatto ambientale dell’agricoltura tradizionale e dei rischi (tutt’altro che teorici!) di quest’ultima. Si preferisce utilizzare milioni di tonnellate di pesticidi sicuramente nocivi per la salute piuttosto che utilizzare piante transgeniche resistenti sulla cui pericolosità non esiste alcuna prova. E’ semplicemente assurdo. I nostri agricoltori si vantano delle loro produzioni tipiche dimenticandosi di dirci che per ottenerle devono necessariamente fare ricorso a mangimi prodotti utilizzando coltivazioni transgeniche. L’importante è che non siano prodotti in Italia, poi possiamo importarli e darli da mangiare alle nostre bestie (magari per fare il prestigioso Parmigiano). Quanta ipocrisia!!
    E quando poi le loro stupide scelte no-OGM portano a disastri, come sta avvenendo ad esempio con il mais distrutto dalla diabrotica (esistono da anni coltivazioni OGM resistenti che eviterebbero facilmente il problema) vanno da mamma-Stato a piangere miseria. Troppo comodo così!! Come direbbe Toto’: E IO PAGO!!

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