con una valigia sempre in mano… piena di libri!

04c36e56a79b03b5e7b0aacdf298029c.jpgScrivo con la valigia in mano, piena di libri, sempre con un piede fuori dalla porta pronto a partire…

Sono stati giorni intensi questi, per i tanti incontri di presentazione del nuovo libro “Non è vero che tutto va peggio”.
Intensi ma ricchi di emozioni e pieni di soddisfazione!

Vorrei ringraziare i tanti amici che mi hanno accolto e ospitato, che hanno promosso e organizzato le serate sul proprio territorio: dagli amici del GEES e della bottega NADIR di Empoli, a quelli del gruppo Mani Tese di Massa Finalese, da quelli vicini della Biblioteca Zucchini, del Centro “Don Tonino Bello” e di Pax Christi, a quelli più lontani come al SaporBio di Viareggio, da quelli del Centro Interculturale di Cervia agli inGasati, Verdi, LVIA e alla bottega Equamente di Forlì, a quelli del gruppo MT di Rimini, della Libreria NerosuBianco di Cesena, agli amici della Cooperativa “La Fonte” di Verona, ai tanti della “Festa dell’Altra Economia” a Modena…

Ma il viaggio continua e nei prossimi giorni sarò:
mercoledì 25 a Padova (alle 18.00 al Cafè au livre – via Zabarella, 23; poi alle 20.30 presso Ex Fornace Carotta – Piazza Napoli, 74);
giovedì 26 a Santerno presso la fattoria biologica Radisa;
venerdì 27 a Gambettola presso il Centro giovanile dell’Associazione 360°;
sabato 28 nel pomeriggio a Massa Lombarda per la Festa del volontariato, e la sera ancora a Faenza al Luogo comune;
giovedì 3 luglio a Faenza, alla Festa de l’Unità nel parco di via Calamelli;
sabato 19 luglio a Jesi per “Equa la Festa”, promossa dalla Bottega del Mondo di Jesi e dalla Cooperativa Sociale Mondo Solidale.

Dopo di che pensavo quasi di prendermi qualche giorno di riposo!

con una valigia sempre in mano… piena di libri!ultima modifica: 2008-06-29T18:10:00+02:00da micheledotti
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4 pensieri su “con una valigia sempre in mano… piena di libri!

  1. Che forza la tua!

    Sono una delle persone presenti a Rimini, al caffè letterario Assenzio, e che si è soffermata dopo per i saluti… è stata una serata davvero interessante e ho iniziato a leggere volentieri il tuo libro. Dopo la “chiacchierata” tutto assume un’ottica diversa e i tg in televisione sembrano sempre più dei teatrini!

    Appena finirò la lettura del tuo libro pubblicherò una recensione sul mio blog, nel quale ho già accennato nei commenti all’incontro dello scorso venerdì. Inutile dire che condivido pienamente il tuo pensiero, anche se spesso sono trascinata, quale persona attenta all’ambiente, in una visione un po’ negativa delle cose. Quindi spero d’ora in poi di affrontare gli argomenti con più grinta. L’ho capito che la forza sta nell’informazione e nell’essere più positivi, tardi ma l’ho capito!

    Spero che in molti recepiranno il tuo messaggio! Buon viaggio!

    Danda

  2. Leggo con un misto di sentimenti difficile da definire sia il titolo del vostro libro -suo e di Fo- ‘Non è vero che tutto va peggio’ sia la prefazione allo stesso testo pubblicata all’indirizzo ‘http://www.commercioetico.it/libri/librijacopo/non-e-vero.html’, e mi domando perché sia lei che Fo distorciate in modo tanto inaccettabile l’analisi del mondo reale usando invece che categorie socio-culturali e politiche -non politiciste, sia chiaro- numeri, statistiche, dati parziali decontestualizzati e resi asettici rispetto alla questione che si dovrebbe dibattere e alle metodiche da utilizzare per avviare soluzioni sostanziali e non palliative o, peggio, precarie.
    Le osservazioni a tutto il vostro ragionamento sarebbero infinite, perciò cercherò di metterne in fila qualcuna, sperando che offriate attenzione a quanto cercherò di esprimere.
    Intanto credo che partiate da un presupposto scorretto, ovvero che vi poniate l’obbiettivo di confrontare la realtà del passato con quella presente con salti geografici e storici formidabili che ingannano tanto l’ascoltatore distratto del vostro argomentare quanto voi stessi. La questione non è se oggi il mondo è meglio o peggio di quello di ieri, bensì quanto al mondo, qui ed ora, va male o non va affatto, al di là dei e senza farci abbagliare dai miglioramenti che nei secoli l’umanità ha prodotto per una parte minoritaria -e sottolineo minoritaria- di se stessa. Osservando il video sulla sicurezza -presente allo stesso indirizzo telematico citato sopra- esplicitate una serie di cifre e di percentuali che prese così, senza una loro immersione nella realtà culturale, sociale e politica presente, sono assolutamente vere ed incontestabili. Nondimeno vorrei farvi notare che questo fenomeno è presente da molto nella società italiana -ed europea occidentale in genere-. Ma di cosa parlano quelle cifre: di criminalità –piccola e grande-, di migrazione, di sicurezza sul lavoro, tenendo il tutto ben separato ed evitando di mettere in evidenza che qualcosa è cambiato, e profondamente, nella società italiana -decidete voi, poi, se può essere meglio o peggio, per me non va e basta, per cui bisogna ‘modificare lo stato di cose presente’ (vi ricorda qualcosa questa espressione?)-: ciò che è mutato profondamente sono la condizione e la conduzione dell’esistenza materiale, culturale e lavorativa degli individui, tutti, indistintamente. Sì perché se è vero che generalmente -non sempre, questa è una deduzione tutta vostra, che però nel video in modo superficiale viene offerta come verità incontrovertibile- le attività illegali dei migranti sono legate alla parte di stranieri irregolare -ma chi ha deciso che è irregolare, e con quali criteri lo ha deciso-, è vero anche che proprio perché tale ha poche strade da scegliere. Una di queste, alternativa alla delinquenza, è quella di farsi sfruttare in mille e mille attività del nostro paese, senza diritti sindacali, con paghe più basse degli stranieri e, soprattutto, degli italiani assunti regolarmente -ma anche irregolarmente, a volte, e non così di rado come ci piace credere-. L’altra è quella di farsi detenere nei lager a bassa intensità, denominati ipocritamente Centri di Permanenza Temporanea e definiti ancor più falsamente dall’informazione -che voi dite si occupa solo di cattive notizie- centri di accoglienza, centri che ha inventato l’attuale presidente della repubblica italiana -coadiuvato dall’allora ministra Turco- e ben ben consolidati dal duo Bossi-Fini che ora sponsorizzano la caccia a rom, sinti e diversi di vario genere e grado. Domando: va meglio o va peggio oggi rispetto al passato? Io ritengo che sia un problema di lana caprina. La realtà consiste nel fatto che esistono migranti spesso malvisti dal tessuto sociale in cui si inseriscono perché, per la condizione che le vergognose leggi presenti nel nostro Paese li costringono a sopportare, sono costretti a vivere un’esistenza precarissima -la condizione e la conduzione dell’esistenza degli individui che insistono sul suolo italiano-, e questo semplicemente non va, per cui è lo stato di cose presente che, ancora una volta, sostengo che va modificato. Anche se questa situazione riguardasse poche persone -e così non è-, ed anche osservando che molti migranti un tempo irregolari ora non lo sono più. Per loro la condizione legale -non quella sociale, si badi bene, è cosa assai diversa- è sicuramente migliore rispetto al passato. Ma per chi è ‘clandestino’ qui ed ora c’è poco da star allegri, legalmente e ancor più socialmente. Contemporaneamente nella realtà vera anche il mondo del lavoro in genere è stato precarizzato. Certo i dati -che voi nei vostri video non citate, ma non erano d’argomento- decontestuaizzati geograficamente e storicamente ci dicono che la disoccupazione rispetto al passato è calata e che quindi c’è un numero maggiore di persone che percepisce un qualche reddito. È meglio o peggio rispetto al passato? Io ancora una volta guardo la realtà che mi dice: che la precarietà nel lavoro elimina la cultura del diritto al lavoro -affermato invece dalla carta dei diritti universali dell’uomo prodotta dall’effervescenza culturale e politica della partecipazione di massa agli eventi post-belici (che pure si svolgevano in una realtà materiale ben al di sotto di quella attuale)-, e questo fatto è di una gravità inaudita; che tale precarietà sposta i termini della cultura e dell’agire sociale dalla richiesta di garanzie esistenziali -che nel mondo da noi costruito passa attraverso l’equità redittuale- alla difesa di presunti privilegi -lavori mal pagati e temporanei- che ‘invasori illegali’ -i migranti ‘clandestinizzati’ (ma a volte anche quelli regolarizzati) dalle leggi che il nostro parlamento (e quindi noi) ha emanato- ci contendono, e questo conflitto è pessimo; che la precarietà crea l’ideologia dell’insicurezza, che non ha nulla a che fare con i dati medi, lordi, decontestualizzati, delocalizzati, destoricizzati che avete proposto nei due video di cui ho preso visione -ma credo che il vostro libro viaggi più o meno sulla stessa lunghezza d’onda, come la prefazione lascia intendere-, ma che produce azioni reali -poche o tante non importa, le produce- definibili come razzismo e xenofobia -che per molto tempo erano stati ridotti al lumicino, ma che qui ed ora hanno ripreso vigore anche in aree socio-culturali e politiche insospettabili (non vi siete domandati perché Famiglia Cristiana ha alzato la voce contro i cattolici, tutti, perché nulla hanno detto contro le campagne anti-rom? o anche FC tende a esaltare solo quello che non va, secondo voi?); che la precarietà, infine -ma si dovrebbe continuare, perché i risvolti sociali della precarietà sono moltissimi-, produce fenomeni di sfruttamento e di autosfruttamento che sono un male in sé e che possono dar forma a fatti tragici come quello di Torino del dicembre 2007 o di Mineo (CT) di pochi giorni fa -tredici morti sul lavoro in due soli eventi, ricordate?- e che comunque in questa metà d’anno ha già causato -statisticamente- 4,3 morti per ogni giorno lavorativo, che se anche sono molti meno di quelli del 1948 sono assai meno -passatemi il termine, e perdonatemi- ‘accettabili’ visto il contesto in cui avvengono: legge 626, esistenza (annullata dall’uso capitalistico) di tecnologie di alleggerimento del lavoro, conoscenze delle pratiche pericolose, e quant’altro. E tutto questo accade malgrado tutti, ma proprio tutti, abbiano un tempo maggiore da dedicare a … cosa? Il lavoro? in quanto posseggono lavatrici, aspirapolvere, forni e fornelli e tecnologia consimile al loro servizio nella quotidianità domestica
    Bene, gentili interlocutori, mi sono soffermato solo su pochissime delle questioni da voi prese in esame per dire che oggi va meglio che in passato, e nondimeno mi pare di aver chiarito quanto sostenevo all’inizio del mio discorso, e cioè che è il vostro presupposto che non funziona e che falsa, oggettivamente, la realtà. Nondimeno vorrei richiamare la vostra attenzione ancora su tre elementi, per dare ulteriore e maggior forza alla mia argomentazione.
    Il governo Prodi, distintosi nel produrre leggi precarizzanti -primo Prodi- e nel mantenerle (anche quelle di Berlusconi) -secondo Prodi- in due anni ha aumentato le spese militari del 23% totale, ha proseguito la guerra in Afghanistan -avviata da D’Alema e continuata da Berlusconi (sì ancora lui)- ha contribuito largamente ad un ulteriore impoverimento dei redditi nazionali -anche sui vostri dati relativi alla povertà, in Italia e nel mondo, c’è molto da controbattere. Va meglio o va peggio che in passato?
    Il governo Berlusconi attuale, dopo decenni di distruzione della scuola pubblica, di riduzione profonda degli investimenti per l’istruzione -a proposito di analfabetismo, moltissimo avrei da raccontarvi, visto che insegno- e di cancellazione di due dei diritti fondamentali fissati dalla nostra Costituzione -quello allo studio e quello alla libertà di insegnamento- il presente governo Berlusconi, dicevo, non contento dello sfacelo creato nel mondo dell’istruzione ha deciso di economizzare ancora facendo sparire 140000 posti di lavoro. Va meglio o va peggio che in passato?
    Il dominio poilitico-economico dei paesi industrialmente più potenti -G8- dopo decenni di guerre fatte condurre da terzi stati dal 1991 ha assunto in proprio la guida delle aggressioni a vari paesi del mondo non abbandonando pacificato nessuno dei luoghi via via occupati ed allargando a macchia d’olio interventi distruttivi, colonialistici, imperialistici. Va meglio o va peggio che in passato?
    Con un ultimo argomento cerco di definire ancora più nitidamente come la vedo: il fatto che per millenni l’umanità avesse migliorato le proprie condizioni materiali -pensate alle meravigliose sorti e progressive delle rivoluzioni industriali e tecnologiche- non ha impedito né imbarbarimenti sociali, economici e politici lunghissimi nel tempo e amplissimi nello spazio, né l’esplodere delle peggiori guerre mai viste sul pianeta quali la prima e la seconda guerra mondiale -la terza la stiamo già combattendo con modalità particolari e per noi occidentali a bassa intensità, ma facciamo finta che oggi vada meglio di ieri solo perché i nostri cellulari funzionano perfettamente-, così come non ha evitato l’improvviso mutamento di condizione e di conduzione dell’esistenza di ebrei, comunisti, rom, omosessuali, diversamente abili dal ’33 in poi in Germania, dal ’38 in Italia e successivamente, a macchia d’olio, in tutta Europa. E questo è accaduto perché troppo poco si è osservato, denunciato e operato con voce chiara e azione combattiva per il cambiamento dello stato di cose presenti. Si è preferito, cioè, esattamente come proponete di fare voi, di badare solo alla foresta che cresce silenziosa e di non avvisare tutti che c’è un crepitio d’incendio ai margini di quella foresta, che, per quanto piccolo, se non spento -non circoscritto, si badi bene ancora una volta all’espressione che ho usato-, spazzerà via tutta la foresta, con buona pace mia, che mi batto in tutti i modi per spegnere quell’incendio -che non è né piccolo, né insignificante, malgrado la foresta sia grande-, e vostra, che vi limitate ad azioni di formazione ed artistiche che senza lo spirito brechtiano e senza un’analisi culturale, sociale e politica di amplissimo respiro sono poco significative e non aiutano a trasformare sostanzialmente il mondo.

  3. Leggo con un misto di sentimenti difficile da definire sia il titolo del vostro libro -suo e di Fo- ‘Non è vero che tutto va peggio’ sia la prefazione allo stesso testo pubblicata all’indirizzo ‘http://www.commercioetico.it/libri/librijacopo/non-e-vero.html’, e mi domando perché sia lei che Fo distorciate in modo tanto inaccettabile l’analisi del mondo reale usando invece che categorie socio-culturali e politiche -non politiciste, sia chiaro- numeri, statistiche, dati parziali decontestualizzati e resi asettici rispetto alla questione che si dovrebbe dibattere e alle metodiche da utilizzare per avviare soluzioni sostanziali e non palliative o, peggio, precarie.
    Le osservazioni a tutto il vostro ragionamento sarebbero infinite, perciò cercherò di metterne in fila qualcuna, sperando che offriate attenzione a quanto cercherò di esprimere.
    Intanto credo che partiate da un presupposto scorretto, ovvero che vi poniate l’obbiettivo di confrontare la realtà del passato con quella presente con salti geografici e storici formidabili che ingannano tanto l’ascoltatore distratto del vostro argomentare quanto voi stessi. La questione non è se oggi il mondo è meglio o peggio di quello di ieri, bensì quanto al mondo, qui ed ora, va male o non va affatto, al di là dei e senza farci abbagliare dai miglioramenti che nei secoli l’umanità ha prodotto per una parte minoritaria -e sottolineo minoritaria- di se stessa. Osservando il video sulla sicurezza -presente allo stesso indirizzo telematico citato sopra- esplicitate una serie di cifre e di percentuali che prese così, senza una loro immersione nella realtà culturale, sociale e politica presente, sono assolutamente vere ed incontestabili. Nondimeno vorrei farvi notare che questo fenomeno è presente da molto nella società italiana -ed europea occidentale in genere-. Ma di cosa parlano quelle cifre: di criminalità –piccola e grande-, di migrazione, di sicurezza sul lavoro, tenendo il tutto ben separato ed evitando di mettere in evidenza che qualcosa è cambiato, e profondamente, nella società italiana -decidete voi, poi, se può essere meglio o peggio, per me non va e basta, per cui bisogna ‘modificare lo stato di cose presente’ (vi ricorda qualcosa questa espressione?)-: ciò che è mutato profondamente sono la condizione e la conduzione dell’esistenza materiale, culturale e lavorativa degli individui, tutti, indistintamente. Sì perché se è vero che generalmente -non sempre, questa è una deduzione tutta vostra, che però nel video in modo superficiale viene offerta come verità incontrovertibile- le attività illegali dei migranti sono legate alla parte di stranieri irregolare -ma chi ha deciso che è irregolare, e con quali criteri lo ha deciso-, è vero anche che proprio perché tale ha poche strade da scegliere. Una di queste, alternativa alla delinquenza, è quella di farsi sfruttare in mille e mille attività del nostro paese, senza diritti sindacali, con paghe più basse degli stranieri e, soprattutto, degli italiani assunti regolarmente -ma anche irregolarmente, a volte, e non così di rado come ci piace credere-. L’altra è quella di farsi detenere nei lager a bassa intensità, denominati ipocritamente Centri di Permanenza Temporanea e definiti ancor più falsamente dall’informazione -che voi dite si occupa solo di cattive notizie- centri di accoglienza, centri che ha inventato l’attuale presidente della repubblica italiana -coadiuvato dall’allora ministra Turco- e ben ben consolidati dal duo Bossi-Fini che ora sponsorizzano la caccia a rom, sinti e diversi di vario genere e grado. Domando: va meglio o va peggio oggi rispetto al passato? Io ritengo che sia un problema di lana caprina. La realtà consiste nel fatto che esistono migranti spesso malvisti dal tessuto sociale in cui si inseriscono perché, per la condizione che le vergognose leggi presenti nel nostro Paese li costringono a sopportare, sono costretti a vivere un’esistenza precarissima -la condizione e la conduzione dell’esistenza degli individui che insistono sul suolo italiano-, e questo semplicemente non va, per cui è lo stato di cose presente che, ancora una volta, sostengo che va modificato. Anche se questa situazione riguardasse poche persone -e così non è-, ed anche osservando che molti migranti un tempo irregolari ora non lo sono più. Per loro la condizione legale -non quella sociale, si badi bene, è cosa assai diversa- è sicuramente migliore rispetto al passato. Ma per chi è ‘clandestino’ qui ed ora c’è poco da star allegri, legalmente e ancor più socialmente. Contemporaneamente nella realtà vera anche il mondo del lavoro in genere è stato precarizzato. Certo i dati -che voi nei vostri video non citate, ma non erano d’argomento- decontestuaizzati geograficamente e storicamente ci dicono che la disoccupazione rispetto al passato è calata e che quindi c’è un numero maggiore di persone che percepisce un qualche reddito. È meglio o peggio rispetto al passato? Io ancora una volta guardo la realtà che mi dice: che la precarietà nel lavoro elimina la cultura del diritto al lavoro -affermato invece dalla carta dei diritti universali dell’uomo prodotta dall’effervescenza culturale e politica della partecipazione di massa agli eventi post-belici (che pure si svolgevano in una realtà materiale ben al di sotto di quella attuale)-, e questo fatto è di una gravità inaudita; che tale precarietà sposta i termini della cultura e dell’agire sociale dalla richiesta di garanzie esistenziali -che nel mondo da noi costruito passa attraverso l’equità redittuale- alla difesa di presunti privilegi -lavori mal pagati e temporanei- che ‘invasori illegali’ -i migranti ‘clandestinizzati’ (ma a volte anche quelli regolarizzati) dalle leggi che il nostro parlamento (e quindi noi) ha emanato- ci contendono, e questo conflitto è pessimo; che la precarietà crea l’ideologia dell’insicurezza, che non ha nulla a che fare con i dati medi, lordi, decontestualizzati, delocalizzati, destoricizzati che avete proposto nei due video di cui ho preso visione -ma credo che il vostro libro viaggi più o meno sulla stessa lunghezza d’onda, come la prefazione lascia intendere-, ma che produce azioni reali -poche o tante non importa, le produce- definibili come razzismo e xenofobia -che per molto tempo erano stati ridotti al lumicino, ma che qui ed ora hanno ripreso vigore anche in aree socio-culturali e politiche insospettabili (non vi siete domandati perché Famiglia Cristiana ha alzato la voce contro i cattolici, tutti, perché nulla hanno detto contro le campagne anti-rom? o anche FC tende a esaltare solo quello che non va, secondo voi?); che la precarietà, infine -ma si dovrebbe continuare, perché i risvolti sociali della precarietà sono moltissimi-, produce fenomeni di sfruttamento e di autosfruttamento che sono un male in sé e che possono dar forma a fatti tragici come quello di Torino del dicembre 2007 o di Mineo (CT) di pochi giorni fa -tredici morti sul lavoro in due soli eventi, ricordate?- e che comunque in questa metà d’anno ha già causato -statisticamente- 4,3 morti per ogni giorno lavorativo, che se anche sono molti meno di quelli del 1948 sono assai meno -passatemi il termine, e perdonatemi- ‘accettabili’ visto il contesto in cui avvengono: legge 626, esistenza (annullata dall’uso capitalistico) di tecnologie di alleggerimento del lavoro, conoscenze delle pratiche pericolose, e quant’altro. E tutto questo accade malgrado tutti, ma proprio tutti, abbiano un tempo maggiore da dedicare a … cosa? Il lavoro? in quanto posseggono lavatrici, aspirapolvere, forni e fornelli e tecnologia consimile al loro servizio nella quotidianità domestica
    Bene, gentili interlocutori, mi sono soffermato solo su pochissime delle questioni da voi prese in esame per dire che oggi va meglio che in passato, e nondimeno mi pare di aver chiarito quanto sostenevo all’inizio del mio discorso, e cioè che è il vostro presupposto che non funziona e che falsa, oggettivamente, la realtà. Nondimeno vorrei richiamare la vostra attenzione ancora su tre elementi, per dare ulteriore e maggiore forza alla mia argomentazione.
    Il governo Prodi, distintosi nel produrre leggi precarizzanti -primo Prodi- e nel mantenerle (anche quelle di Berlusconi) -secondo Prodi- in due anni ha aumentato le spese militari del 23% totale, ha proseguito la guerra in Afghanistan -avviata da D’Alema e continuata da Berlusconi (sì ancora lui)- ha contribuito largamente ad un ulteriore impoverimento dei redditi nazionali -anche sui vostri dati relativi alla povertà, in Italia e nel mondo, c’è molto da controbattere. Va meglio o va peggio che in passato?
    Il governo Berlusconi attuale, dopo decenni di distruzione della scuola pubblica, di riduzione profonda degli investimenti per l’istruzione -a proposito di analfabetismo, moltissimo avrei da raccontarvi, visto che insegno- e di cancellazione di due dei diritti fondamentali fissati dalla nostra Costituzione -quello allo studio e quello alla libertà di insegnamento- il presente governo Berlusconi, dicevo, non contento dello sfacelo creato nel mondo dell’istruzione ha deciso di economizzare ancora facendo sparire 140000 posti di lavoro. Va meglio o va peggio che in passato?
    Il dominio poilitico-economico dei paesi industrialmente più potenti -G8- dopo decenni di guerre fatte condurre da terzi stati dal 1991 ha assunto in proprio la guida delle aggressioni a vari paesi del mondo non abbandonando pacificato nessuno dei luoghi via via occupati ed allargando a macchia d’olio interventi distruttivi, colonialistici, imperialistici. Va meglio o va peggio che in passato?
    Con un ultimo argomento cerco di definire ancora più nitidamente come la vedo: il fatto che per millenni l’umanità avesse migliorato le proprie condizioni materiali -pensate alle meravigliose sorti e progressive delle rivoluzioni industriali e tecnologiche- non ha impedito né imbarbarimenti sociali, economici e politici lunghissimi nel tempo e amplissimi nello spazio, né l’esplodere delle peggiori guerre mai viste sul pianeta quali la prima e la seconda guerra mondiale -la terza la stiamo già combattendo con modalità particolari e per noi occidentali a bassa intensità, ma facciamo finta che oggi vada meglio di ieri solo perché i nostri cellulari funzionano perfettamente-, così come non ha evitato l’improvviso mutamento di condizione e di conduzione dell’esistenza di ebrei, comunisti, rom, omosessuali, diversamente abili dal ’33 in poi in Germania, dal ’38 in Italia e successivamente, a macchia d’olio, in tutta Europa. E questo è accaduto perché troppo poco si è osservato, denunciato e operato con voce chiara e azione combattiva per il cambiamento dello stato di cose presenti. Si è preferito, cioè, esattamente come proponete di fare voi, di badare solo alla foresta che cresce silenziosa e di non avvisare tutti che c’è un crepitio d’incendio ai margini di quella foresta, che, per quanto piccolo, se non spento -non circoscritto, si badi bene ancora una volta all’espressione che ho usato-, spazzerà via tutta la foresta, con buona pace mia, che mi batto in tutti i modi per spegnere quell’incendio -che non è né piccolo, né insignificante, malgrado la foresta sia grande-, e vostra, che vi limitate ad azioni di formazione ed artistiche che senza lo spirito brechtiano e senza un’analisi culturale, sociale e politica di amplissimo respiro sono poco significative e non aiutano a trasformare sostanzialmente il mondo.

  4. A completamento di quanto detto sopra vi propongo questa indegna storia umana, culturale, sociale, economica.
    Di fronte ad un simile orrore non si può perdere tempo a domandarsi se oggi va meglio o peggio di ieri, bensì agire con determinazione perchè fatti del genere non avvengano più. E finché ne accadrà anche solo uno in questo pianeta -ma così non è- le cose andranno male.
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    MANTOVA
    La storia di Vijay Kumar, bracciante indiano lasciato morire dal padrone perché clandestino
    Mauro Ravarino

    Morire sotto il sole cocente, morire senza che nessuno ti soccorra, morire come un impiccio per il capo che non vuol far sapere che tu per lui lavori in nero. Così Vijay Kumar, indiano di 44 anni, se n’è andato il 27 giugno scorso, ucciso dalla fatica dei campi, dal caldo e dall’indifferenza. È successo nelle campagne di Viadana, cittadina ricca della pianura mantovana, a due passi dal Po. Solo ieri mattina sembrava una morte – tragica – ma senza troppi misteri, fino a quando non è venuta alla luce una brutta e inquientante storia di sfruttamento e caporalato. Ed è scattata una denuncia per omicidio colposo nei confronti del produttore ortofrutticolo Mario Costa.
    Vijay era in Italia da sette o otto mesi, clandestino anche per gli effetti distorti della Bossi-Fini. Due settimane fa, venerdì, mentre lavorava nella frazione Salina in un campo di meloni – che insieme alle angurie sono il frutto più tipico di questa redditizia campagna padana -, è stato colto da malore. In mezzo a un appezzamento di terreno, sotto un sole che brucia e con la fatica che ti toglie il fiato. A un certo punto, dall’alto, scatta un ordine, rivolto ai colleghi, braccianti come lui: spostate Vijay, portatelo in un altro luogo, insomma toglietelo di mezzo. Il comando arriva dal padrone dell’azienda. Tra i lavoratori si è scatena il panico. La strada è lontana, dove portarlo? Servirebbe un’auto, chiamano con i telefonini, ma il tempo passa e Vijay sta sempre peggio. Rintracciano un connazionale a Suzzara, che dista almeno una ventina di chilometri da Viadana. Quando la macchina arriva in via Bordenotte, vicino al campo, sono ormai passate due ore: un’agonia terribile per il cuore di Vijay, che non ce la fa più a reggere. Lo portano in una zona alberata – il lavoro sporco è finito – e lì lo lasciano. Qui, vicino a un fosso, è stato ritrovato, senza speranze e ormai morto.
    Questa storia è venuta alla luce solo ieri, per dieci giorni si è raccontato che Vijay fosse morto per il caldo, mentre si aggirava solitario in campagna. Intanto, gli inquirenti svolgevano i primi accertamenti. Gli sviluppi sono stati clamorosi. Mercoledì è scattato il blitz di carabinieri nell’azienda di Mario Costa. Il proprietario è stato denunciato per omicidio colposo, ma nei guai è finito anche il presidente della cooperativa Facchini Vitelliani di Viadana per aver fornito all’azienda manodopera in modo irregolare. Nell’operazione sono stati identificati quattro lavoratori extracomunitari occupati in nero, tre dei quali senza permesso di soggiorno. Ma il documento è stato richiesto d’ufficio per motivi di protezione sociale; sono ritenuti, infatti, testimoni della morte di Kumar. Oltre che di omicidio colposo, Costa dovrà rispondere di impiego di manodopera clandestina e dovrà pagare una multa di 90 mila euro per utilizzo di lavoratori in nero. E la procura di Mantova potrebbe contestargli anche l’omissione di soccorso.
    A Viadana la tragedia di Vijay Kumar è stata molto sentita. Ventimila anime, delle quali oltre due mila stranieri. Un polo chimico avanzato, un’industria agricola moderna e un tessuto imprenditoriale vivace (1300 aziende). Vanta poi il tasso più basso di disoccupazione di tutta la Lombardia, l’1,6%. «Un’isola felice – la descrive il sindaco Giovanni Pavesi (Pd) – anche per l’integrazione, i matrimoni misti sono all’ordine del giorno e tra poco verrà istituita la Consulta per migranti». Le storie di marginalità e sfruttamento parevano lontante: uno dei sentimenti più ricorrenti è, infatti, lo stupore. Il lavoro nero sembrava un fenomeno più che marginale, «al massimo stagionale», d’estate nei campi di meloni. «In un contesto di piena occupazione – sottolinea Pavesi – c’è bisogno di manodopera e si fatica a recuperarla. E poi ci sono i problemi burocratici, ci vuole troppo tempo per avere un permesso di soggiorno, ma sul rispetto della legalità da parte delle aziende non si possono fare sconti». A dirla tutta, la cooperativa coinvolta non aveva una grande reputazione: «Aveva già ricevuto delle multe – spiega Cristiano Ferrarese, segretario della locale Camera del lavoro – ma poi non se n’era fatto niente. Ora, come sindacati lanceremo delle iniziative, che vadano oltre la solita commozione e cerchino di fare qualcosa di concreto».

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