Finalmente… “vada a bordo, cazzo!”

Come le corde di uno strumento musicale possono vibrare per “risonanza”, anche senza bisogno di essere toccate, così le corde del nostro cuore possono vibrare se nell’aria si muove qualcosa vicino al nostro sentire.

In questo senso è fondamentale saper cogliere quegli episodi che acquisiscono un valore simbolico, in grado di far risuonare il sentire collettivo, perché essi indicano in qualche modo i segni dei tempi.

Vada-a-bordo-frase-Costa-Concordia.jpgLa frase “vada a bordo, cazzo!” pronunciata dal capitano De Falco al comandante Schettino, in pochi giorni è divenuta un vero e proprio simbolo del nostro momento storico.

Sono nati spontaneamente gruppi con questo nome su Facebook e Twitter, la frase è rimbalzata immediatamente sui giornali, in tv, nei blog, nelle piazze…

Si sono stampate persino le magliette!!!

A me pare che essa segni metaforicamente un importate spartiacque, il punto di un risveglio etico collettivo, uno scatto di orgoglio e dignità, atteso da tempo, che non ha nulla a che vedere con l’eroismo -evocato a mio avviso impropriamente- ma semplicemente con una sacrosanta voglia di normalità! Una normalità che per troppi anni ha abbandonato il nostro paese e di cui ora si sente ovunque una profonda sete. Nulla a che fare con l’aspetto economico della crisi. Si tratta piuttosto di un moto d’animo, di una indignazione, di un richiamo alla responsabilità e al dovere morale, che finalmente hanno vinto l’inerzia prodotta da quel senso di rassegnazione ed impotenza su cui erano proliferati i tanti “Schettini” del nostro paese.

Ho la sensazione che si sia raggiunto, collettivamente, quel famoso “fondo” che da tempo aspettavamo di toccare per poter finalmente incominciare a risalire!!! E’ come se un intero paese si fosse risvegliato dal torpore e ora si stesse guardando allo specchio, un po’ spaventato di sé certamente, ma sicuramente con il desiderio di sciacquarsi la faccia per incominciare una nuova giornata.

“Vada a bordo, cazzo!” è la frase che da oggi ognuno di noi può gridare in faccia a chiunque non compia responsabilmente il proprio dovere, ovunque, in qualunque momento, come un monito che ora ha acquisito la forza di un richiamo non solo individuale ma collettivo!

Ma attenzione, perché dentro ciascuno di noi c’è un po’ di Schettino e un po’ di De Falco. Impariamo dunque a riconoscerli e a non rimanere neutrali di fronte ad essi. E soprattutto non torniamo ad adagiarci in quella rassegnata autocommiserazione che per anni ha massacrato il nostro paese.

Se dovesse rendersi necessario, troviamo il coraggio di guardarci negli occhi, davanti allo specchio, e gridarlo anche a noi stessi: “Vada a bordo, cazzo!”

120 Km contro il nucleare!

Il risveglio dell’Italia sta partendo dall’acqua, come abbiamo visto anche nell’ultimo post; una mobilitazione straordinaria della società civile sta accompagnando infatti il referendum contro la privatizzazione!

 

E’ la vita che chiama a sè la vita.

 

Ma io credo che questo risveglio non sarà circoscritto al solo tema dell’acqua.

 

Speriamo che non ce ne sia bisogno, ma se dovesse proseguire il folle disegno

del nucleare in Italia, credo che assisteremo anche da noi a scene straordinarie di impegno, simili a quelle che ha conosciuto la Germania nei giorni scorsi.

 

Germania, catena umana lunga 120 Km per dire no al nucleare

 

“Una catena umana lunga 120 Km per dire no al nucleare.

 

La manifestazione si è tenuta pochi giorni fa in Germania, dalla centrale nucleare di Kruemmel, vicino ad Amburgo, fino alla centrale nucleare di Brunsbuettel presso la foce del fiume Elba in occasione del triste anniversario dell’incidente di Chernobyl.

 

germania.jpgErano anni che non si vedeva una manifestazione del genere e che non era così attivo il movimento anti-nuclearista tedesco.

 

Vi hanno preso parte 120mila persone giunte da tutta Europa.”

 

fonte: www.ecoblog.it


Mi sta venendo un’idea per la prossima 100 km del passatore

“L’Italia s’è desta…”

Finalmente ci siamo arrivati!!!

 

Ma del resto era prevedibile, era solo questione di tempo… ci si sarebbe potuto scommettere sopra senza timore di sconfitta.

 

Dopo aver toccato il fondo, è incominciata la risalita.

 

La rassegnazione di fronte al malcostume, che in questi ultimi anni aveva quasi paralizzato il nostro povero paese, sta cedendo finalmente  il posto alla indignazione, alla voglia di cambiare che si fa determinazione e consapevolezza di poterlo realmente fare!

 

prigione.monopoli.jpgE così, pochi giorni fa, quando è stato annunciato un aumento del 229% delle denunce di casi di corruzione, molti si sono strappati le vesti, quasi che il fenomeno fosse esploso improvviso. Io invece ho gioito profondamente.

Fate attenzione, la ricerca non ci dice che sono aumentati i casi, sono aumentate le denunce!

E questo è il primo, necessario, passo per iniziare davvero a contrastare la corruzione, vincere la rassegnazione, rompere quel velo di silenzio -fondato sulla rassegnazione- che permette alla disonestà di dilagare impunita.

 

Portare a galla il problema è l’inizio della sua fine. E’ un processo che abbiamo già osservato in mille ambiti diversi: quando iniziarono ad aumentare le denunce per casi di violenza sulle donne, e i mass media iniziarono a parlarne, si diffuse l’impressione che il fenomeno stesse aumentando. In realtà le donne da secoli le buscavano in silenzio, senza mai ribellarsi… ora invece che si è iniziato a denunciare questa violenza cresce la stigmatizzazione sociale di chi la commette e questo -il timore del giudizio- incide ancor più che le leggi e il timore delle sanzioni civili o penali.

 

Dunque questo improvviso e così significativo aumento dei casi di denuncia va interpretato per quello che realmente è: un risveglio delle coscienze, troppo a lungo sopite, uno scatto d’orgoglio e di dignità di fronte alla consapevolezza ormai diffusa che “il re è nudo”.

 

L’Italia s’è desta, insomma!

 

Certo abbiamo i nostri ritmi, potremmo dire “mediterranei”, e il cambiamento non può essere immediato. Ma le cose stanno iniziando a cambiare, questo mi pare evidente, il vaso è ormai colmo e se persino Paolo Mieli, che non è di sicuro un pericoloso anarchico insurrezionalista, arriva a dichiarare che “la pentola sta per scoperchiarsi”, credo che i segnali in questo senso ci siano tutti.

 

sanremo_carabinieri_star_wars.jpgIeri sera ho guardato il Festival di Sanremo.

Ebbene si, non è stato facile, mi sono dovuto forzare, ma non potevo perdere questo rito collettivo.

E’ indispensabile per capire come si sta muovendo la nostra società.

La finale è stata un vero spaccato della nostra situazione attuale, confusa, squallida, quasi surreale… fra la banda dei carabinieri che suona “guerre stellari”, la Clerici che pochi minuti dopo canta “le tagliatelle di nonna Pina”, Maurizio Costanzo che sale sul palco insieme ai lavoratori di Termini Imerese, dando la parola prima a Bersani che non riesce neppure ad iniziare un discorso, sommerso dai fischi, mentre il ministro Scaiola, che gioca in casa, porta a termine un lungo spot elettorale sull’azione del Governo a sostegno dei lavoratori della Fiat.

Insomma una roba onirica, quasi da drogati…

 

Ma non è questo che mi interessa, questo è semplicemente uno specchio dell’Italia, fedele alla realtà, in un certo senso prevedibile per quanto assurdo.

 

La cosa stupenda e assolutamente inedita è invece la reazione dei maestri dell’orchestra che, sdegnati per l’ennesimo insulto all’intelligenza e al gusto, di fronte all’esclusione di tutti i “migliori” artisti in gara, gettano per protesta gli spartiti accartocciati sul palco dell’Ariston, di fronte allo sguardo allibito e impotente di Antonella Clerici, che non sa come gestire la situazione.

 

protesta_orchestra_sanremo.jpgUna scena da immortalare! La cultura che alla fine si ribella di fronte all’ignoranza, reagisce, rifiuta lo scempio del “merito” per l’ennesima volta seviziato dal “potere”.

 

I tre finalisti provengono, nell’ordine di arrivo da “Amici” di Maria de Filippi, “Ballando sotto le stelle” e “X-Factor”.

 

I maestri dell’orchestra invece provengono dalle migliori scuole di musica d’Italia!

 

Gli spartiti dell’orchestra gettati sul palco rappresentano una denuncia con un forte valore simbolico: non possiamo più tacere, è ora di gridare le ingiustizie, di recuperare il merito… e questo messaggio, sparato in 12 milioni di case degli italiani, ha una portata dirompente. Molto più che mille convegni, dibattiti, conferenze, troppo spesso autoreferenziali, rivolte cioè a chi è già d’accordo.

 

L’Italia s’è desta.

 

poltrona anticasta.jpgE non solo quella degli intellettuali, perché non credo davvero che l’aumento delle denunce per corruzione sia legato soltanto ad una élite, quanto all’intera Italia onesta che, nonostante tutto, è ancora maggioritaria e se decide di alzare la testa ha la forza necessaria per spazzare via tutto il marcio che la circonda e riportare il merito, la dignità, l’onestà al centro della società.

 

Il potere trema, come nell’immagine della poltrona, che lo rappresenta, con una gamba spezzata, che non a caso abbiamo scelto per la copertina dell’Anticasta!