Aiutati che il Ciel ti aiuta…

formica_biscotti.jpgPare davvero che gli abitanti dei Paesi poveri, alla fine, se ne siano accorti.

E abbiano pensato di fare da sé.

 

La storia, del resto, ha insegnato loro che non aveva senso attardarsi ulteriormente nell’attesa, finora sempre tradita, dell’aiuto promesso da parte dei paesi ricchi.

E così hanno iniziato a fare come si è sempre fatto nel corso dei millenni: se qualcosa ti serve, te la vai a prendere dov’è.

 

Non siamo abituati a leggere la storia delle migrazioni moderne in questi termini. Si parla sempre di “fuga dalla miseria, o dalle guerre”… tutte cose vere, per carità.

 

Ma avete mai provato a pensare, più semplicemente, che non vi fosse altro sistema per riprendersi, almeno in parte, ciò che i paesi del cosiddetto “nord del mondo” (ci sarebbe da discutere su questa definizione) hanno letteralmente “rubato” loro (su questo invece non c’è molto da discutere) in secoli di colonizzazione, imperialismo… globalizzazione?

Cambiano i nomi ma la sostanza resta sempre la stessa, potremmo definirla -più sinceramente- “dominazione”.

E pare proprio che la loro consapevolezza di questo -a dispetto di tante nostre elaborazioni filosofiche, analisi statistiche, strategie politiche- si sia fatta via via più forte, nel corso degli ultimi decenni, fino a divenire inarrestabile!

 

E così, mentre noi stiamo qui a piangerci addosso per la crisi economica -che è anzitutto una crisi finanziaria, ampiamente annunciata e prevedibile- sta accadendo sotto i nostri occhi qualcosa di straordinario. Quello che forse non avremmo mai neppure immaginato in queste proporzioni.

 

I poveri, attraverso le migrazioni e le rimesse che spediscono nei propri paesi d’origine, stanno dando un contributo allo sviluppo di questi paesi che è quasi il doppio degli aiuti pubblici allo sviluppo destinati loro dai paesi ricchi.

 

Le rendite degli immigrati sono arrivate a toccare infatti, nel 2008, la stratosferica cifra di 280 miliardi di dollari!

Ancora nel 2003 erano “solo” 135 miliardi di dollari, quindi si tratta di una cifra più che raddoppiata nel giro di appena 5 anni.

 

E non si tratta soltanto di aiuti alle proprie “famiglie”, ma molto spesso anche alle proprie “comunità” di origine, attraverso la realizzazione di progetti per l’istruzione, la sanità, l’agricoltura, le risorse idriche…

 

Questo non significa certo che i paesi ricchi possano quindi sentirsi sollevati dagli impegni assunti in sede internazionale con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, anzi è esattamente il contrario!

Se gli immigrati -che rappresentano spesso degli elementi deboli nelle società che li “ospitano”- riescono a fare tanto, che scuse ci sono per non fare di meglio da parte degli Stati delle nazioni più ricche del pianeta?

 

Mentre noi ne discutiamo cercando una soluzione, i nostri fratelli africani, asiatici e latino-americani (gli australiani non se li fila mai nessuno, poverini…) hanno pensato bene di arrangiarsi da soli.

 

O in partnership con chi -come Mani Tese o altre ONG- ha fiducia nella loro capacità di prendere il proprio avvenire in mano.