Non è un paese per giovani!

non-e-un-paese-per-giovani.jpgIncontro ogni settimana centinaia di ragazzi nelle scuole, anche Superiori. Lavorando con metodologie partecipative, respiro quotidianamente le loro preoccupazioni, le loro insicurezze, la loro paura del futuro.

 

Loro non hanno bisogno di complesse analisi sociologiche per capire cosa sta avvenendo; lo sentono in casa, dagli amici, dai fratelli…

Sentono che qualcosa non va, per loro. Non comprendono forse il perché, ma intuiscono che tira una brutta aria.

 

Ora, volendo giustificarsi si può dire quello che si vuole, ma io preferisco dire semplicemente, e in tutta sincerità, che hanno ragione!

 

L’Italia non è un paese per giovani.

 

Forse perché sono in netta minoranza, come sostiene in una lucida analisi Federico Fubini sul Corriere della Sera: 14 milioni di giovani, nella fascia di età fino a 34 anni, contro i 25,5 milioni della fascia fra i 35 e i 64 anni.

E la “maggioranza” sembra tutelarsi in modo davvero determinato!

I giovani infatti, pur essendo in minoranza da un punto di vista demografico, rappresentano quasi il 60% dei disoccupati e stanno pagando da tutti i punti di vista il maggiore prezzo di questa crisi, sia nei livelli di occupazione che nelle retribuzioni.

 

La cosa incredibile è che non solo fra i precari, ma anche fra quanti hanno un lavoro permanente sono i giovani ad essere licenziati per primi (10,5% per gli under-35, contro il 5,8% per gli over-35). E anche la forbice salariale si è allargata in questi anni. Al punto da farli risultare i più penalizzati fra tutti i loro coetanei dei paesi dell’OCSE. Altro che “bamboccioni”, come li definisce Brunetta…

 

Insomma, siamo davvero un paese “democratico”, in cui la maggioranza anziana fa valere la propria forza a scapito dei propri figli e nipoti. (Ma quanto ne è consapevole?)

 

Forse non è un caso, dunque, se i giovani italiani risultano da una Ricerca di Gallup i più pessimisti al mondo rispetto al proprio avvenire.

E non sono poi così immaturi e superficiali come spesso li si dipinge se attribuiscono proprio all’insicurezza circa il proprio futuro lavorativo la principale causa del proprio pessimismo.

 

La consapevolezza che l’impegno e il merito nel nostro Paese non siano tanto facilmente premiati produce nei nostri ragazzi un senso di impotenza e una disillusione terribile, contro cui io lotto ogni giorno a livello educativo, invitandoli a reagire, a tirare fuori il meglio di sè, rifiutando con sdegno l’immagine che è stata loro affibbiata e mostrando nei fatti che valgono molto più di quanto gli adulti spesso pensino!!!

 

Ed è meraviglioso vederli risvegliarsi, riprendere fiducia in sé, sentirli esprimere i propri desideri e sogni più profondi…

Si pone comunque un problema di solidarietà fra le generazioni, che prima o poi (meglio prima!) andrà affrontato se non vogliamo che la sfiducia collettiva finisca per alimentare una paralisi nella nostra società.

 

E certo non aiutano le idee geniali del nostro magnifico Governo, fra cui degna di nota l’ultima, di ridurre a 15 anni l’età di avviamento al lavoro, in controtendenza rispetto a tutti gli impegni e gli appelli internazionali ad allungare la formazione per consentire ai giovani migliori possibilità di ingresso nel mondo del lavoro.

 

L’emendamento, fortemente voluto dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi e già approvato dalla Commissione Lavoro, prevede che un quindicenne, anziché stare sui banchi di scuola, possa andare a fare il garzone in una bottega o in un’officina con un contratto di apprendistato.

 

E’ facile prevedere che la tentazione di un guadagno facile, per quanto precario e sottopagato, finirà per contaminare non pochi adolescenti, in un Paese nel quale l’abbandono scolastico sfiora già il 22% contro una media europea di circa il 15%!

 

Questa appare quasi una scelta deliberata di produrre altri giovani precari, destinati ad una perenne guerra fra poveri, stanchi ed arrabbiati…

 

Ropeto spesso ai giovani: “Quando vi dicono che voi siete il futuro, non dovreste sentirvi onorati, dovreste incazzarvi! E’ solo un modo per dire che intanto, nel presente, decidono altri. Invece anche il presente vi appartiene e avete tutto il diritto di esprimere la vostra opinione.”

 

Io sono sicuro che le cose cambieranno. Non possono continuare così!

Ma almeno per ora, questo non è un paese per giovani.

 

 

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