“un mondo diverso è possibile”

Provate a riflettere un attimo.

Da quanto tempo non sentiamo più pronunciare queste parole?
Cos’è accaduto di questo messaggio di speranza, essenza del credo del “movimento dei movimenti”, che intendeva farsi invito all’impegno per cambiare davvero le cose?

Da quanto tempo non leggiamo più queste parole in un giornale?
Da quanto tempo non le sentiamo più alla radio, in tv o nel testo di una canzone?

818772837.jpg Sembra passato un secolo da quando, solo pochi anni fa, la CNN annunciava che in tutto il mondo, il 15 febbraio 2003, contro la guerra in Irak erano scese in piazza 110 milioni di persone, il 2% dell’intera popolazione mondiale.

Il giorno dopo, il New York Times definiva la società civile globale “la seconda super-potenza mondiale”.

Cos’è accaduto? Dov’è finito quello slancio della società civile mondiale, che da Seattle a Porto Alegre aveva fatto tremare i palazzi del potere denunciandone con forza il sistema di sfruttamento e devastazione e annunciando al contempo la concretezza di possibili alternative in tutti i campi?

Non ci sono stati, in realtà, eventi che abbiano smentito le analisi, né confutato la concretezza delle proposte. Anzi, al contrario, i limiti del sistema fondato sul petrolio sono sempre più evidenti, mentre le esperienze alternative hanno continuato a proliferare con successo nel mondo.

Solo lo hanno fatto in silenzio, isolate, senza più quella consapevolezza di essere parte di un tutto, di un movimento globale che pone il rispetto dell’uomo e dell’ambiente al centro di ogni azione economica e di ogni scelta politica.

Questo clima, a mio avviso, è il frutto della reazione dei potenti della terra -che controllano la quasi totalità dell’informazione attraverso le grandi agenzie stampa mondiali- a quell’affronto che avevamo lanciato; un affronto che stava iniziando a raccogliere sempre maggiori consensi in ampi strati della popolazione di ogni paese.

La controffensiva è stata abile e ben pianificata, coordinando tutti i mezzi disponibili per creare, attraverso una comunicazione tragica e disfattista, quel senso di impotenza che oggi ci circonda, quell’impressione che “ormai tutto sia inutile” che conosciamo molto bene.
La delegittimazione del movimento, iniziata a Genova, è continuata con perizia e costanza, spezzando quel dialogo e quella fiducia che si stava creando fra gli attivisti e la maggioranza della popolazione.

E’ sul piano dell’informazione che i potenti della terra stanno vincendo. Perché riescono (ma sempre più a fatica!) a nascondere i limiti delle loro proposte e a screditare il valore di quelle alternative, che nascono dalla partecipazione e dal desiderio di un domani migliore.

Ed è quindi dall’informazione che dobbiamo ripartire, dal basso ovviamente, con sempre maggiore determinazione e con altrettanta costanza di quanta ne profondano loro!

Mostriamo le esperienze positive, facciamo vedere a tutti che sono possibili e vantaggiose; la domanda sulla bocca di tutti dovrebbe essere:

“ma allora, perché no?”

Ricominciamo ad annunciarlo con forza, gridiamolo affacciati alle nostre finestre, scriviamolo sui muri… “un mondo diverso è possibile”!

Ed è già iniziato…