Energia per cooperare

Questo giovedì -3 novembre- a Roma presso il Palazzo della Cooperazione, avrò il piacere e l’onore di condurre la Giornata della Sostenibilità Cooperativa “Energia per cooperare”.

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Una iniziativa promossa da Confcooperative Nazionale, con il patrocinio del MiTE, e la partecipazione di FondosviluppoAssimocoCooperazione SaluteCoopermondo – Confcooperative – CTC – Gruppo Cassa Centrale – ICCREA – ICN Italia Consulting Network – Node – Power Energia.

In occasione dell’evento verrà diffuso il focus Censis Confcooperative “Sostenibilità, investire oggi per crescere domani. Tra rischi e opportunità ecco chi vince la sfida e chi la perde”.

Parteciperanno:
– Flavio Insinna
– On. Maria Teresa Bellucci, Camera dei Deputati
– Silvia Grandi, Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica
– Maurizio Gardini, Presidente di Confcooperative
– Prof. Leonardo Becchetti

Ci sarà inoltre la premiazione del Concorso fotovideo e storytelling sulla Sostenibilità in Cooperativa promosso da Confcooperative e Fondosviluppo.

E per concludere, una sessione a tema animata alla scoperta dei progetti delle società di sistema sui diversi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’#Agenda2030 con focus su: donne, istruzione, giovani, ambiente, welfare, salute, pace, cibo, città, produzione, lavoro dignitoso.
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Inizia la scuola, ma non per tutti

Lunedì per mio figlio Francesco sarà il primo giorno di scuola, è emozionatissimo; sua sorella Eleonora incomincerà invece la quinta elementare.

E’ stupendo osservarli, tutti presi nella preparazione degli zaini, degli astucci, dei pennarelli…

Potete dunque immaginare quali emozioni io abbia provato leggendo questa lettera, inviata da una mamma al Comitato Donne per Taranto, e perché abbia deciso di condividerla con tutti voi attraverso questo blog.

donne,taranto,parma,diossina,pil,salute,figlio,lavoro,vita,comitato“Scrivo da Parma in uno dei miei soliti viaggi della Vita per curare mio figlio da un male che sappiamo tutti avere una causa ambientale.

Le ragioni che cercano di impormi non mi bastano, io so solo che mio figlio oggi non ha potuto iniziare la sua PRIMA MEDIA e il suo zaino nuovo (“perchè ora sono grande mamma!”) comprato con tanto entusiasmo è rimasto nella sua cameretta che ormai vede così raramente perchè è sempre in corsie d’ospedale.

E’ questa la vita che vogliono imporci? E’ questa la vita che vogliono dare ai nostri figli? Siamo ancora disposti a far pagare a loro la nostra incapacità di tutelarli fino in fondo?

Io non ci sto e per il mio ometto lotterò fino allo stremo delle forze perchè a lui venga ridata la Vita e agli altri bambini di Taranto non gli venga mai più negata.

Non ci sono ragioni che tengano: la salute di mio figlio non vale il posto di un operaio, nè il pil che vogliono far girare. Provi qualcuno a dirmi ancora questa cosa e gli farò vedere le braccia di mio figlio!

Lui oggi doveva essere tra i banchi di scuola e non con una flebo nel suo debole e fragile braccino.

Grazie per tutto ciò che fate per noi, non stancatevi di lottare e fatelo anche per il mio piccolo ometto”.
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Io mi domando, come faceva anche Bob Dylan nella splendida Blowin’ in the wind: quante volte un uomo può voltare la testa fingendo di non vedere?”

“Una Repubblica fondata sul lavoro?”

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Ero in Umbria per incontri, qualche mese fa, quando un amico che lavora al sindacato mi ha raccontato del curioso caso di una ragazza la quale dopo un mese di lavoro in un call center si era ritrovata una busta paga di “-8 euro”. Non si trattava di un errore, era tutto in regola.

Il mio cervello si rifiutava di crederlo… questo non esisteva nemmeno ai tempi dei faraoni; gli schiavi almeno lavoravano gratis!!!

Ma questa logica di precarietà non riguarda solo i call center, che vengono sempre presi come esempio simbolo, ma sta penetrando anche in ambiti molto diversi. Una mia cara amica che da 7 anni lavorava come stimata professionista in una importante radio nazionale si è vista chiudere un programma da un giorno all’altro, con una semplice telefonata, “per esigenze di palinsesto”.

La disoccupazione, specie quella giovanile e in particolar modo femminile, è a mio avviso la vera emergenza nazionale.

Se ne parla spesso ma molto raramente in modo costruttivo.

Il Governo si limita a dire che si tratta di “un problema strutturale che viene da lontano”, il che è sicuramente vero, ma in questo modo non fa nulla più che scaricare la responsabilità su altri e lavarsene le mani.

L’occupazione inoltre viene sempre legata indissolubilmente alla crescita economica, con un dogma di fede che nessuno osa mai mettere in discussione e che sposta quindi immediatamente il discorso sul tema della crisi economica internazionale.

In un bell’articolo nel loro blog sul Fatto Quotidiano, Maurizio Pallante e Andrea Bertaglio, smontano chiaramente questo mito della crescita come fonte di occupazione, mostrando come in Italia, dal 1960 al 1998, il Prodotto Interno Lordo sia più che triplicato mentre, con la popolazione cresciuta appena del 16,5%, il numero degli occupati è rimasto costantemente intorno ai 20 milioni.

“Una crescita così rilevante non solo non ha fatto crescere l’occupazione in valori assoluti, ma l’ha fatta diminuire in percentuale, dal 41,5% al 35,8% della popolazione.”

Allora cosa possiamo fare per cercare di arginare la deriva che sta trascinando milioni di giovani nella disperazione?

Secondo gli ultimi dati, infatti, la disoccupazione giovanile si attesta al 29%, il peggior dato dal 2004, con un aumento del 2,4% in un anno.

Eppure le idee e le proposte concrete non mancherebbero affatto!


Continua a leggere sul mio blog de “Il Fatto Quotidiano”…

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