Diciamo la verità!!!

L’idea che è stata diffusa rispetto all’immigrazione è quella che gli stranieri siano per noi un costo e godano di privilegi a discapito degli italiani.

regalo_Mamadou.jpgSpecialmente in termini di spese sociali.

Invece, guardando ai dati ufficiali riferiti alla nostra economia si scopre che:

1) gli stranieri extracomunitari presenti nel nostro paese producono 134 miliardi di euro all’anno, pari al 9,5% del Pil; senza questo contributo non potremmo di fatto pagare tutte le pensioni!

 

2) pagano tasse e contributi per un totale di 19,5 miliardi di euro all’anno;

 

3) ricevono dallo Stato servizi per un ammontare di 10,3 miliardi di euro l’anno;

La verità è dunque che gli immigrati ricevono molto meno di quanto versano e portano 9,2 miliardi di beneficio all’Italia!

Ci regalano quindi 164 euro a testa, contando anche i neonati, ogni anno.

 

Per favore, diciamo la verità!!! Solo la verità può renderci liberi…

 

Il mio -sia chiaro- non è un appello morale, è proprio un invito esplicito ad ogni amante della sincerità ad un costante, inarrestabile, onesto, passaparola con tutti i nostri conoscenti.

Diciamo la verità!!!ultima modifica: 2010-04-28T10:10:00+02:00da micheledotti
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3 pensieri su “Diciamo la verità!!!

  1. Ciao Michele! Non so più a chi credere cantava Antonacci, e lo condivido!! Dal mio umile punto di vista, sei solo un altro che dice la sua verità, ma come te, conosco altra gente onesta e impegnata che mi dice il contrario e porta a favore della sua tesi un sacco di dati e riferimenti. Ho smesso anche di cercare in internet le risposte perché ormai in rete si trova di tutto: nessuno vieta a chi vuol passare informazioni false (ma utili ai sui affari) di creare un sito “ufficiale” dove dare queste false info, magari un sito più visibile di altri onesti. Io non ho mezzi per verificare chi parla bene e chi no, oppure avrei bisogno di un bel po’ di ore di ricerca, o del famoso ottavo giorno della settimana dove dedicarmi a ciò che mi va. Detto questo ti ringrazio del tuo parere ma non pretendere che io creda a te piuttosto che a un altro, io credo agli immigrati buoni che conosco e a quelli approfittatori, mia mamma lavora con la caritas, mia sorella ha lavorato alle cuine popolari, e sembrano di più gli approfittatori, ma il dato è per forza parziale rispetto alla nazione, ed è comunque il parere di addetti ai lavori e non un dato ufficiale frutto di studio accurato. Dunque? Dunque io quando mi muovo per le strade vedo un sacco di gente diversa ma non mi pongo il problema se è immigrato o no, se buono o cattivo, se lavora o se sfrutta (anch’io sono senza lavoro e sfrutto i miei) e dunque vivo sereno senza nessuna statistica.
    Buon lavoro!
    Ciao Claudio

  2. Caro Claudio,

    grazie mille per il tuo commento, però non sono copletamente d’accordo con queste tue considerazioni perché non credo che tutto rientri nel campo delle opinioni o delle impressioni.

    I dati a cui io mi riferivo sono quelli ufficiali del Ministero delle Finanze, non di qualcuno che ha “creato un sito” come tu scrivi. E non sono neppure il mio “parere”. Sono “numeri”, non opinioni.

    Sono dati economici, che non hanno nulla a che vedere col fatto che gli immigrati siano “buoni” o “approfittatori”. Sono d’accordo con te che ci siano persone oneste e meno oneste, come sempre, anche per gli italiani.
    Ma non mi pare questo il punto.
    La questione è quanto l’esasperazione della gente sia influenzata dall’informazione della tv che ci presenta sempre il fenomeno come un problema, una minaccia, come se gli stranieri fossero solo un peso, un costo per noi.

    Visto che non è vero, io rivendico il mio appello alla verità!

    Da alcuni anni io mi sto prendendo proprio quel tempo che tu chiami simpaticamente “l’ottavo giorno”, ma che per me più che altro è di notte…

    Questo perché sono stanco di quella sensazione a cui tu ti riferisci citando Biagio, di non sapere di chi fidarsi…

    E ti assicuro che, se tutti fossero correttamente informati, cambierebbero molte cose.

    Un abbraccio,

    Michele

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